Ucraina, ritrovati i 17 quadri rubati di Castelvecchio

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2016 - 22:57| Aggiornato il 12 Maggio 2016 OLTRE 6 MESI FA

VERONA – Dopo sei mesi la caccia ai 17 capolavori rubati a novembre 2015 dal Museo di Castelvecchio a Verona ha dato i suoi frutti. Le opere di Tintoretto, Rubens, Mantegna, Pisanello e altri autori di grande valore sono state ritrovate in Ucraina, grazie ad un lavoro in sinergia tra Polizia, Carabinieri e polizia locale. Il recupero è avvenuto il 6 maggio, ma l’annuncio l’ha dato stasera il comandante della polizia di frontiera ucraina, Viktor Nazarenko.

I quadri sono stati ritrovati nella regione di Odessa e stavano per essere portati in Moldova. Esattamente dove, da mesi, stavano lavorando gli investigatori italiani, coordinati dalla Procura di Verona. Sono stati compiuti nuovi arresti – non se ne conosce ancora il numero esatto – che si aggiungono alle 13 persone già raggiunte dai provvedimenti restrittivi emessi dalla Procura scaligera il 15 marzo scorso.

“E’ un grande giorno, ora presto le opere torneranno al Museo di Castelvecchio a Verona” ha commentato a caldo il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, mentre il sindaco Flavio Tosi ha potuto tirare “un grande sospiro di sollievo, perché un pezzo importantissimo di Verona – ha sottolineato – può tornare ai cittadini veronesi e a tutto il mondo”. Entrambi, e come loro ha fatto il governatore veneto, Luca Zaia, hanno ringraziato Polizia, Carabinieri e Procura veronese per il grande lavoro svolto in sinergia.

“Il risultato finale – ha confidato un investigatore – non è un caso. Non abbiamo mai lasciato il territorio ucraino e moldavo”. Le opere, che hanno un valore stimato attorno ai 20 milioni di euro, erano state portate nella regione di Odessa per sottrarle alle ricerche in corso in Moldova e per essere poi vendute in Ucraina e in Russia. Le tele, secondo quanto riferito dalla Tass – sarebbero state spedite in Ucraina usando i “trasporti postali internazionali” e sono poi state rinvenute sull’isola di Turunciuk, sul fiume Dnestr, vicino alla Transnistria.

Erano nascoste tra folti cespugli verdi e chiuse in sacchi di plastica. “Questi quadri sono le stelle del museo Castelvecchio di Verona”, ha detto il presidente ucraino Petro Poroshenko complimentandosi con le forze dell’ordine della repubblica ex sovietica per aver ritrovato le opere rubate. Le autorità ucraine hanno inoltre spiegato che una perizia, eseguita il 7 maggio, ha confermato l’autenticità delle opere. Ora è in corso un fitto dialogo tra la Procura italiana e quella ucraina per portare al più presto le opere a Verona. Secondo gli investigatori, potrebbe essere necessaria un’attesa “di qualche giorno”.

La pista sulla rapina aveva da subito portato in Moldova, perché dalla piccola repubblica schiacciata tra Romania e Ucraina proveniva gran parte dei 12 arrestati, due italiani e 10 moldavi – un tredicesimo componente della banda era stato fermato due settimane fa – con l’operazione del 15 marzo scorso.

I malviventi erano entrati in azione la sera del 19 novembre 2015 al momento della chiusura del museo. Le telecamere di sorveglianza avevano immortalato l’irruzione di tre persone, travisate, due con in pugno le pistole, da una porta laterale del museo. Non era scattato però alcun segnale di allarme, e la ragione era che tra chi aveva architettato la rapina c’era anche il vigilantes in servizio quella sera a Castelvecchio. Con lui era stato arrestato anche il fratello (che in passato aveva lavorato per un istituto di vigilanza dal quale era stato allontanato) e la compagna moldava di costui, che secondo l’accusa sarebbe stata la persona che ha fatto da tramite tra i basisti a Verona e la manovalanza moldava.