Roberto Di Legami: “Occhionero massone, con quei segreti..”. In estate il caso Cucchi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2017 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Di Legami: "Occhionero massone, con quei segreti..". In estate il caso Cucchi

Roberto Di Legami: “Occhionero massone, con quei segreti..”. In estate il caso Cucchi (foto Ansa)

ROMA – “In 8 mesi di accertamenti non ci siamo imbattuti in episodi di ricatto o di vendita. Non è detto che gli indagati avessero intenzione di monetizzare le informazioni. E’ importante considerare i legami con la massoneria: Giulio Occhionero è stato maestro venerabile di una loggia affiliata alla Grande Oriente d’ Italia. In questi ambienti il dossieraggio è fonte di potere. L’ informazione personale vale in quanto tale, come conoscenza, a volte come moneta di scambio per guadagnare più influenza”. Lo afferma al Messaggero, Roberto Di Legami, ex direttore della Polizia postale che ha condotto l’inchiesta sul cyber spionaggio ai politici e che, come conferma lui stesso nell’intervista, è stato rimosso ieri sera.

”Non so che dire – commenta solo – questa è una sorpresa’. Per quanto riguarda le informazioni legate alla finanza e ai mercati, “in questo caso – spiega – gli indagati potrebbero aver ottenuto un vantaggio più immediato. I dati, attraverso società che si trovano in America, possono essere stati usati per avere ritorni economici nella conduzione di alcune operazioni di business. Gli Occhionero potrebbero aver fatto investimenti produttivi, o averli fatti fare ad altri dietro compenso”. Sul fatto che sembrano emergere legami anche con l’ inchiesta P4, Di Legami fa sapere: “Sì, lo stesso programma malware è stato utilizzato anche da Luigi Bisignani, indagato di spicco nell’ inchiesta P4. All’ epoca della precedente indagine la questione non è stata approfondita. Per certi versi ci sono parallelismi tra i due procedimenti, ora ci dovrà essere un raccordo investigativo”.

Alla fine dell’estate, scrive l’Ansa, c’era stato un primo “scivolone” di Roberto Di Legami, il capo della polizia postale che oggi Gabrielli ha destinato ad altro incarico. Una sua circolare con cui si regolamentava l’uso dei social da parte degli agenti, a seguito di un episodio che aveva coinvolto un dirigente della Polizia di Bologna, non era piaciuta a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. La donna si era riconosciuta in un passaggio in cui il capo della Polizia Postale parlava di “opinionisti in cerca di visibilità”.

Tutto nasceva da un tweet del dirigente bolognese che ironizzando sulle accuse di violenza rivolte alla Polizia aveva scritto “ho catturato un Pokemon non sarà reato di tortura?”. La frase aveva suscitato polemiche e Di Legami aveva deciso di dettare regole precise sull’uso dei social da parte del personale della Polizia, ma alcune frasi nella circolare e in particolare quella sugli “opinionisti in cerca di visibilità” non erano piaciute a Ilaria Cucchi che aveva scritto una lettera aperta al capo della Polizia, Franco Gabrielli.

“Ritengo senza tema di smentita che nessuno abbia mai utilizzato in Italia nei contenuti di una circolare su carta intestata del Ministero dell’Interno toni di questa portata – scriveva Ilaria Cucchi a Gabrielli – con espressioni offensive cosi’ dirompenti, inopportuni, faziosi e incontestabilmente dirette a colpire una singola cittadina. Vorrei che ne prendesse atto”. Gabrielli in risposta alla lettera di Ilaria Cucchi la ricevette, dopo pochi giorni, al Viminale.