Roberto Saviano (con Ezio Mauro) imputato: diffamazione di un giudice

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Gennaio 2013 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Saviano (LaPresse)

NAPOLI – Roberto Saviano, il direttore di Repubblica Ezio Mauro e il giornalista Francesco Viviano sono imputati per diffamazione a mezzo stampa. La parte lesa è Umberto Marconi, ex presidente della Corte di Appello di Salerno, attualmente consigliere alla Corte d’Appello di Napoli. È stato Stefano Aprile, giudice per le indagini preliminari di Roma, a disporre l’imputazione coatta di Saviano, Mauro e Viviano.

L’indagine risale al 2010, partita dal presunto dossier preparato dall’ex sottosegretario del Pdl, Nicola Cosentino, per infangare l’attuale governatore della Campania Stefano Caldoro e ottenere al suo posto la candidatura a presidente della Regione. Secondo il gip capitolino due articoli pubblicati su “Repubblica”, a firma di Viviano e Saviano, il 16 e il 17 luglio del 2010, avrebbero contenuti diffamatori. Il 16 luglio, in particolare, il sommario del titolo di apertura di prima pagina recitava: “Nell’ufficio di un magistrato fabbricato il dossier anti-Caldoro”.

La decisione del gip è in netto contrasto con la richiesta del pm Erminio Amelio, che invece aveva chiesto per tutti e tre gli indagati il proscioglimento con l’archiviazione del caso.

Il gip ha sottolineato che nell’inchiesta sul dossier ”il dottor Marconi all’epoca della pubblicazione non era indagato e conserverà tale qualità fino alla fine, non venendo neppure sottoposto a procedimento disciplinare o para-disciplinare dal Csm: il trasferimento da Salerno a Napoli è avvenuto su sua domanda”.

La decisione di chiedere il trasferimento, che costituiva un notevole passo indietro nella carriera, venne presa da Marconi ”dopo la pubblicazione degli articoli, il cui contenuto aveva destato una violenta campagna di stampa nei suoi confronti infarcita di illazioni e ingiustificate aggressioni, anche per tutelare l’ufficio giudiziario da lui diretto”.

Secondo la ricostruzione fatta dal giudice, gli articoli si basavano su ”atti coperti da segreto istruttorio poiché relativi a procedimento ancora nella fase delle indagini preliminari”, in particolare alcune intercettazioni telefoniche segnalate dai carabinieri alla Procura di Roma perché ne fosse valutata la portata. Tra le conversazioni intercettate ve n’erano alcune tra Marconi e persone coinvolte nell’inchiesta.

Per il gip, ”gli articoli in questione, e segnatamente quello di Viviano, cui è stato apposto un titolo clamoroso e dal punto di vista mediatico devastante, hanno unicamente valorizzato un passaggio delle considerazioni investigative, peraltro esposte a livello di semplice ipotesi dagli stessi carabinieri di Roma, riportando stralci d’intercettazione telefonica che riguardano il dott. Umberto Marconi dal contenuto francamente insignificante se rapportato all’affermata opera di “regista” dell’operazione di dossieraggio ai danni di Stefano Caldoro”.