Roberto Spada, Daniele Piervincenzi: ”A mia figlia ho detto che mi ero ferito durante una partita”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Novembre 2017 - 23:21 OLTRE 6 MESI FA
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Roberto Spada, Daniele Piervincenzi: ”A mia figlia ho detto che mi ero ferito durante una partita”

ROMA – Daniele Piervincenzi, l’inviato di Nemo colpito con una testata da Roberto Spada, intervistato dal Corriere della Sera, racconta come ha spiegato a sua figlia cosa è successo.

Daniele Piervincenzi, l’inviato di Nemo, è stato un terza linea della Lazio Rugby, a lungo anche capitano dell’Us Primavera. Perciò… 
«Perciò sono rimasto in piedi, lì, davanti a lui. Malgrado tutto lo choc e il dolore per quella testata data a tradimento. In mischia, in vita mia, il naso me l’ero già rotto tante volte. Così, quando la sera sono tornato a casa, per non spaventare mia figlia che è ancora una bambina, le ho raccontato che papà aveva appena finito di giocare una partita».
Già, una partita. 
«Eh sì! Perché il rugby è innanzitutto un gioco e il combattimento in campo ha delle regole. Nel rugby regna sempre una violenza onesta. Mai infame, gratuita e fuori scala come quella che avete visto».
Spada ora è a Regina Coeli. 
«Sì, ma non provo gioia nel sapere che un uomo è stato arrestato. Anzi, trovo ipocrita che sia stato arrestato per aver rotto il naso a un giornalista, quando là dove vive lui, in piazza Gasparri, a Ostia, si spaccano nasi tutti i giorni».
Una parola per il suo aggressore? 
«Ci prenderei un caffè insieme anche domani, senza rancore. Ma vorrei guardarlo negli occhi, vorrei che mi spiegasse perché l’ha fatto, perché ha deciso di fare male solo per non rispondere a una domanda».
Cioè il rapporto tra gli Spada e CasaPound. 
«Sì appunto, ma il fatto è che lui all’inizio faceva il guascone, era goliardico, rideva, sembrava a suo agio. Ma poi ha cambiato volto».
La sequenza dei colpi è impressionante.
«È stato bravissimo il mio amico operatore, Edoardo Anselmi, che per proteggere la telecamera la teneva tra le braccia serrate al petto, ma col volto scoperto ed esposto perciò alle botte del gorilla che accompagnava Roberto Spada. È stato bravo, Edoardo: ha salvato tutte le immagini».
Contento della solidarietà del premier Gentiloni? 
«Certo! Contento della solidarietà di tutti, anche se noi cronisti sappiamo riconoscere al volo le parole autentiche dal resto. Mi ha fatto molto piacere l’incontro con Mario Orfeo (il dg della Rai, ndr). Mario mi ha voluto ricevere da solo, lasciando fuori le troupe, l’ho sentito sincero, mi ha chiesto del male che provavo fuori e dentro di me. Così, a fine giornata, davvero mi sono sentito meno solo. E questo mi dà la forza per andare avanti».
La prossima missione? 
«Il tempo di togliere le bende e vado a Napoli, a raccontare il quartiere Ferrovia, che oggi è diventato un suk pieno di africani: Gambia, Zaire, Congo. I napoletani sono quasi tutti scappati».
Beh, un altro servizio abbastanza rischioso.
«Infatti i miei genitori, Emilio e Patrizia, sono preoccupatissimi. Però ho già fatto loro una promessa». Quale? «Che stavolta, se percepisco anche il minimo cambio d’umore da parte dei miei interlocutori, beh… stavolta mi do».