Evasione fiscale, cinque arrestati a Roma: avrebbero svuotato le società indebitate

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Cinque provvedimenti di custodia cautelare, tre dei quali riguardanti imprenditori del gruppo Vichi, sono state emesse dalla magistratura romana nell’ambito dell’inchiesta che mira a stroncare il fenomeno dello svuotamento di società indebitate con il fisco ed il loro trasferimento all’estero, previa cancellazione dal registro delle imprese, per evitarne il fallimento e l’accusa di bancarotta.

Tre dei cinque destinatari delle misure sono finiti in carcere: si tratta di Giancarlo e Mauro Vichi, operanti nel settore del trattamento dei metalli, nonché di un professionista, Marco Adami. Arresti domiciliari per un altro esponente della famiglia Vichi, mentre è latitante un cittadino bulgaro.

Le accuse vanno dalla bancarotta fraudolenta alla sottrazione fraudolenta di imposte. Nell’ambito dell’operazione, denominata ”Fuori Tutto”, sono stati sequestrati immobili per 15 milioni di euro.

Le ordinanze, eseguite dal nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza, rientrano nell’ambito dell’inchiesta sfociata, nei giorni scorsi, in una sessantina di perquisizioni svolte in tutta Italia. Secondo l’accusa, Giancarlo e Mauro Vichi, con il contributo di Adami, avrebbero provveduto a svuotare tre società del gruppo, indebitate con il fisco per cinque milioni di euro, e fatto confluire la parte sana delle stesse (rami d’azienda, dipendenti e beni immobili) in nuove società appositamente costituite.

Le società  ‘depauperate’ sarebbero state cedute ad un cittadino bulgaro il quale, dopo averle trasferite in patria, avrebbe provveduto alla loro cancellazione dal registro delle imprese. Tale procedura consente, ad un anno di distanza, di impedire che per le società cancellate possa essere evitata la procedura di fallimento e l’imputazione di bancarotta per i responsabili.

Nel caso in questione gli inquirenti sono intervenuti prima della scadenza di un anno fissato dalla legge e per questo motivo hanno chiesto il fallimento delle tre società in questione: la ”Gestione Galvanica”, la ”Gestione Meccanica” e la ”Gestione Zinco”. Allo stesso tempo sono state sequestrate le quote di sette società che avrebbero beneficiato dell’attività di svuotamento di quelle indebitate.