Roma, il maxi ponte della monnezza: netturbini rifiutano 50 euro premio per chi va a lavorare

di Riccardo Galli
Pubblicato il 28 Giugno 2021 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA
Roma, il maxi ponte della monnezza: netturbini rifiutano 50 euro premio per chi va a lavorare

Roma, il maxi ponte della monnezza: netturbini rifiutano 50 euro premio per chi va a lavorare (Foto Ansa)

Roma, è in corso il maxi ponte della monnezza, la città è a metà percorso dei cinque giorni dello schifo. Oggi è lunedì 28 giugno ed è giorno di ponte tra la domenica festiva e la festività del 29 di giugno, santi Pietro e Paolo patroni di Roma.

Quindi nella raccolta dei rifiuti si è lavorato poco e nulla di domenica come da tradizione e abitudine. E poco o nulla si era lavorato a raccogliere rifiuti sabato 26 come domenica 27. Fanno tre giorni: 26 e 27 e 28 di giugno oggi. Anzi, ovviamente fanno quattro: aggiungere domani che è festa dei santi. Finito? No.

Aggiungere mercoledì 30 che sarà giorno di sciopero dei netturbini. Totale: i cinque giorni dello schifo, schifo letterale e non metaforico nelle strade e davanti e sotto le case degli abitanti della città. Rifiuti ammassati, sparsi, dispersi, non raccolti, in decomposizione. In decomposizione come i servizi pubblici di questa città.

Roma e rifiuti. Ama: azienda inguaribile che nessuno (o quasi) vuole toccare

Ama, l’azienda pubblica che dovrebbe gestire il servizio raccolta e smaltimento rifiuti. Come le accade spesso anche stavolta registra piccolo ma significativo record: il 30 per cento del personale non si è presentato al lavoro all’alba dei cinque giorni dello schifo.

Da sabato a raccogliere e smaltire rifiuti il 30 per cento del personale in meno (non è stato chiarito se in meno dell’organico teorico o in meno dell’organico reale già tagliato dal 15/20 per cento di assenteismo strutturale e abituale). Iniziava il maxi ponte e quindi scemava la disponibilità a lavorare. Maxi ponte estivo, con questo caldo…

L’azienda, riporta il Messaggero, ha offerto indennità e incentivo al lavoro in questi giorni: 50 euro al giorno, 50 euro in più dello stipendio, per lavorare in questo week-end e due giorni successivi prima del giorno dello sciopero. I dipendenti tramite i loro sindacati hanno rifiutato, non è dato sapere se con sdegno o meno.

Un’infilata di cinque giorni cinque cui rinunciare per 100 euro netti in più? Stipendio corre, azienda è pubblica, inutile affannarsi a lavorare. Va così da molti anni, perché mai affannarsi ora? Un’azienda così (altissimi costi, efficienza sotto il minimo, alto numero di dipendenti, alta percentuale di assenteismo…) è cosa fieramente difesa dal Pd di Zingaretti, dalla sindaca Raggi e da tutto M5S ed è cosa mai toccata da sindaco Alemanno che anzi vi mise dentro i suoi per quanto poteva, ed è cosa mai attaccata da Salvini o Meloni.

Ama come Atac non si toccano, valgono decine di migliaia di voti. A parlare di concorrenza ed efficienza di gestione per le aziende pubbliche a Roma sono solo coloro che le elezioni non sperano di vincerle.

La Regione, Il Comune, la Gente

I cinque giorni dello schifo sono la puntata numero mille di una storia fetida, socialmente e politicamente fetida. Ama non raccoglie e smaltisce, Ama malata di quella che a Roma si dice “voglia di lavorà saltame addosso ma famme lavorà meno che posso”. Ma il pesce puzza dalla testa.

La Regione e il Comune da chiunque guidati da decenni mentono alla cittadinanza dicendo che Roma non ha bisogno di impianti smaltimento rifiuti. Non è vero ed è una menzogna che ha inquinato la vita civile. La verità è che tutti i partiti, sindaci e presidenti di Regione hanno calcolato non convenisse loro di perdere voti, affrontare proteste e che fosse più comodo fornire alla gente bugie.

Bugie e monnezza. In tutto il mondo e in mezza Italia gli impianti che trattano i rifiuti ci sono e non risultano Bhopal da termovalizzatori. In tutto il mondo si sa che, quand’anche la raccolta differenziata (la garantisce questa Ama?) fosse all’ottanta per cento, di questo ottanta per cento (più il 20 di indifferenziato) una quota resta da trattare in impianti. Ma ai romani la politica bugiarda racconta che i rifiuti prodotti possono magicamente svanire.

Una politica bugiarda a danno della gente. Ma anche gente impermeabile ad ogni realismo, gente invaghita dell’illusione, gente feroce nel voler produrre rifiuti da smaltire a casa di qualcun altro. Roma non ha impianti trattamento e smaltimento finale rifiuti. Li rifiuta, a furor di gente e per istigazione da parte di un ceto politico pavido. Pavido ma per nulla esitante nell’infliggere la crudeltà degli infiniti giorni ella monnezza, di cui i cinque in corso sono solo la più importante e imponente rassegna estiva.