Roma: malata di Sla “abbandonata” in mini appartamento

Pubblicato il 21 Ottobre 2009 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

In una casa di 50 metri quadrati vivono in cinque, compresa Maria Di Marcantonio, 60 anni, affetta da Sla. Una situazione insostenibile e pericolosa: la donna, a causa della malattia non può muoversi e vive attaccata ad un respiratore che è in cucina, vicino alla bombola del gas.  Ma, per mancanza di spazio, non ci sono alternative.

La donna, poi, non può neppure essere portata in bagno: la carrozzina non c’è e comunque, in una casa così stretta, sarebbe del tutto inutile.

I familiari della donna chiedono aiuto da tempo, senza risposte concrete. La figlia di Maria Di Marcantonio si dice ai «limiti del crollo. Abbiamo chiesto una casa popolare più grande e la risposta è stata di attendere qualche anno». Ma la donna, che a un anno dalla diagnosi è già completamente immobile, non può aspettare così tanto.

Anche gli aiuti promessi, a causa dei tempi biblici, si trasformano in beffa: «La buona notizia è che a gennaio del 2009 i servizi sociali del Comune hanno accettato la domanda per l’assistenza, ma mi hanno prospettato attese che possono arrivare fino a 3 anni».

Per Mauro Pichezzi, presidente dell’associazione “Viva la Vita Onlus” «è gravissimo che un caso di Sla in fase avanzata non sia seguito da nessun centro ospedaliero qualificato, ma è ancor più drammatico che la signora sia letteralmente abbandonata a sè stessa».

Per Chiara Madia, penalista di Viva la Vita Onlus, «ci sono tutti gli estremi per configurare un reato di omissione di atti d’ufficio nei confronti di chi sarebbe tenuto alla presa in carico della signora, e siamo pronti a procedere per le vie legali».