Roma, Maurizio Diotallevi arrestato per aver fatto a pezzi la sorella Nicoletta. Corpo gettato in diversi cassonetti VIDEO-FOTO

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Agosto 2017 - 20:41| Aggiornato il 17 Agosto 2017 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo un interrogatorio durato diverse ore, Maurizio Diotallevi è stato arrestato con l’accusa di aver fatto a pezzi il corpo della sorella Nicoletta  per poi gettare parti del corpo in diversi cassonetti. L’uomo, 62 anni, avrebbe ammazzato la sorella 59enne nell’appartamento che dividevano e avrebbe poi gettato le gambe della donna in viale Maresciallo Pilsudski, nel quartiere Parioli, e il resto del corpo a un chilometro, in via Guido Reni.

L’omicidio è avvenuto in casa: l’uomo, prima di gettare il corpo della sorella, avrebbe sezionato il cadavere per farlo a pezzi. Gli inquirenti lo hanno arrestato per omicidio e occultamento di cadavere dopo averlo interrogato a lungo in mattinata.

A scoprire le gambe del cadavere, intorno alle 20 di martedì 15 agosto, è stata una ragazza rom che stava rovistando all’interno di un cassonetto in viale Maresciallo Pilsudski. La giovane ha avuto un malore, ma è riuscita a dare l’allarme. Secondo la ricostruzione della squadra Mobile, gli arti sarebbero stati gettati la notte precedente, a giudicare almeno da un iniziale stato di decomposizione.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, i due avevano problemi economici e vivevano insieme nell’appartamento lasciato in eredità dai genitori. Per sostentarsi, affittavano anche a studenti una stanza dell’appartamento in via Guido Reni 22b. A far scattare l’ira dell’uomo potrebbe essere stata una richiesta di soldi respinta dalla sorella.

Maurizio Diotallevi sarebbe stato ripreso da alcune telecamere mentre usciva di casa con un grosso sacco nero. Grazie a queste immagini, gli inquirenti lo hanno rintracciato e portato in Questura l’uomo per essere interrogato. Secondo quanto ricostruito poi, Maurizio Diotallevi avrebbe strangolato in casa la sorella prima di farla a pezzi. Sarà comunque l’autopsia a stabilire con certezza come sia stata uccisa la 59enne e con cosa sia stata fatta a pezzi, se con un’ascia o con una sega. L’uomo, che nel passato non aveva mai dato segni di instabilità psichica, due giorni fa aveva denunciato la scomparsa della sorella. Ora si trova in carcere a Rebibbia in attesa che il gip fissi l’udienza di convalida.

I due fratelli si erano riuniti anni fa dopo la morte della mamma. Il padre dei due fratelli era un alto ufficiale dell’Esercito. Sulla porta del loro appartamento ora sono stati apposti i sigilli da parte delle forze dell’ordine. Il palazzo sorge tra una caserma dell’ esercito e una delle sedi della Questura di Roma, davanti alla scuola superiore di polizia. L’intera area è ampiamente sorvegliata dalle telecamere di sicurezza che hanno immortalato i momenti in cui l’uomo si è disfatto del cadavere della sorella in due diversi cassonetti della zona. Poco più in là ci sono anche il Maxxi, il museo d’arte contemporanea, e il Guido Reni district, galleria d’arte e spazio dedicato ad eventi. Il terzo cassonetto, in cui sono state ritrovate le gambe della donna, si trova a circa un chilometro di distanza, in viale maresciallo Pilsudski, nel quartiere Parioli.

Nel condominio al momento ci sono pochissimi inquilini, così come nella scala C dove vivevano fratello e sorella. “Siamo sconvolte – racconta una condomina – erano persone perbene, con dei valori. Non sappiamo cosa può essere accaduto”. “Non c’è mai stata una lite, un battibecco. Nicoletta e Maurizio li conoscevo bene e mai mi sarei aspettata tutto questo”. È visibilmente sotto choc una vicina di casa. “La notte tra il 14 e il 15 ero qui, a casa – racconta -. Non ho sentito assolutamente nulla. Poi sono partita per il ferragosto e tornata stamattina. Quando ho visto tutta la polizia sotto casa pensavo stessero girando un film. Poi invece mi è arrivata la notizia scioccante”.

Il quartiere Flaminio è una zona residenziale. Gli abitanti stentano a credere a quello che è accaduto. “È stata un’atrocità, un omicidio terribile” ha dichiarato uno di loro all’Ansa. Nel bar a due passi da dove viveva la donna non si parla d’altro. “Non sappiamo di preciso chi fossero – racconta la proprietaria -. Ma mi chiedo come si può trucidare una persona in quel modo. Capisco un raptus, il gesto di un momento, ma fare a pezzi un corpo e qualcosa che va molto al di là”.

Anche nel vicino mercato rionale la notizia si è diffusa presto. “Già alle nove stamattina qui tutti parlavano di questa storia – ricorda un ragazzo -. Inizialmente, preso dal lavoro, non ci ho fatto caso. Poi ho visto la polizia e sono rimasto senza parole” (foto Ansa, video Agenzia Vista/Alexander Jakhnabiev).