Roma, beffa degli evasi da Rebibbia. “Presi” ma non era vero

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Febbraio 2016 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Roma, presi evasi da Rebibbia: erano in casa di amici romeni

Roma, presi evasi da Rebibbia: erano in casa di amici romeni

ROMA – Erano evasi domenica, lunedì all’ora di pranzo la notizia della cattura. E invece, la beffa: la polizia non ha messo le mani sui due romeni scappati da Rebibbia, ma solo su due loro amici, probabilmente complici della loro fuga. Insomma Catalin e Mihai sono ancora in fuga. La polizia è stata beffata? O i sono stati i giornalisti delle agenzie di stampa, con eccesso di entusiasmo, a scambiare un blitz per una cattura avvenuta?

Sta di fatto che la fuga continua…la cattura era un “fake”. Gli inquirenti hanno individuato in un appartamento di Tivoli, vicino Roma, la tappa, evidentemente temporanea, dei due. Nella casa vivino connazionali romeni, amici e complici dei fuggitivi.

I due avevano architettato una fuga da romanzo: avevano segato le sbarre di un ambiente del carcere e si erano calati con le lenzuola. Poi avevano semplicemente preso un autobus per uscire dalla città.

Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, di 33 e 28 anni, erano in carcere rispettivamente per omicidio e rapina con sequestro di persona. Gli identikit dei due criminali – considerati pericolosi – sono stati diramati a tutte le unità e sono finiti su siti e giornali. La fuga è avvenuta nel reparto G11 del Nuovo Complesso del carcere romano, penitenziario che ospita tra l’altro da qualche mese nell’aula bunker il processo per Mafia Capitale.

Nessuno dei due ha una condanna all’ergastolo. Il primo è stato condannato, in via non definitiva, per omicidio. Il secondo ha una condanna definitiva per rapina, legata in particolare a rapine in villa, con fine pena nel 2021. Ai due era stato permesso di lavorare in magazzino. Secondo le prime ricostruzioni, sono riusciti a beffare la sorveglianza e dopo aver segato le sbarre del locale verso le 18:30 si sono calati all’esterno.

La zona passeggi in cui si sono trovati è chiusa da tutti i lati, ma non nella parte superiore – secondo una fonte sindacale della polizia penitenziaria -, così sarebbero riusciti a scavalcare la recinzione. Poi hanno superato anche il muro di cinta di Rebibbia e si sono trovati in strada lungo via Tiburtina.

Il sindacato di polizia carceraria Fns Cisl dà la colpa al sovraffollamento di Rebibbia rispetto al numero inadeguato di agenti. “Il personale in servizio di Polizia Penitenziaria nei 14 Istituti Penitenziari della regione Lazio risulta essere sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti – ha detto il segretario aggiunto Massimo Costantino – dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista”.

Nel Nuovo Complesso di Rebibbia ci sono, secondo Fns Cisl, 157 detenuti in più rispetto ai 1.235 previsti. Donato Capece, segretario del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, sottolinea che “quando è avvenuta l’evasione, nel reparto in cui erano detenuti i due soggetti evasi, c’erano di guardia solo due agenti per complessivi 150 detenuti” e che “i sistemi di sicurezza del carcere di Rebibbia sono fuori uso da tempo”.