Roma, Sergio Ruggero confessa: “Avevo già provato ad uccidere mio figlio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2014 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA
Roma, Sergio Ruggero confessa: "Avevo già provato ad uccidere mio figlio"

La casa della tragedia a Roma (Foto Ansa)

ROMA – “Avevo già provato ad uccidere mio figlio”. Sergio Ruggero, il pensionato di 77 anni che ha soffocato il figlio disabile Alessandro con un cuscino, ha ammesso di aver tentato altre volte di uccidere il ragazzo. Ruggero ha poi ucciso la moglie Maria Teresa Faravelli, malata da tempo, sparandole alla testa. Una tragedia che si è consumata in un condominio della zona Trionfale, a Roma, il 9 aprile.

Interrogato dagli inquirenti, scrive Adelaide Pierucci su Il Messaggero, l’uomo avrebbe confessato di aver “stretto un patto diabolico” con la moglie:

“insieme avrebbero dovuto prima uccidere il ragazzo «per liberarlo dalla solitudine» e poi lui avrebbe dovuto sopprimere lei rimanendo l’unico superstite della famiglia, ha spiegato ieri durante l’interrogatorio di garanzia in carcere”.

Il primo tentativo, lo scorso anno, non andò a buon fine:

“L’accordo, però, un anno fa era fallito perché Alessandro, 36 anni, una sedia a rotelle e pochi amici, già imbottito di barbiturici, non morì all’istante e prima che la coppia passasse alla fase del soffocamento, la madre avrebbe avuto un ripensamento: «Aspettiamo ancora»”.

Poi il 9 aprile l’uomo mette in atto il piano, ma senza dir nulla alla moglie:

“ha soffocato il figlio con un cuscino mentre dormiva e poi, dopo dodici ore, ha messo al corrente la moglie che, a quel punto, a suo dire, disperata ma sollevata, ha sistemato il corpo del ragazzo e ha chiesto di morire anche lei, come testimonierebbero delle lettere ora al vaglio della Procura di Roma”.

Ruggero ora è accusato di duplice omicidio volontario aggravato, ma al gip Anna Maria Fattori racconta:

“«Nostro figlio era troppo brillante e questo mondo troppo inadeguato alla sua sensibilità. Sono un assassino, devo pagare. Ma amavo entrambi. Ho rispettato la volontà di mia moglie. E’ solo per questo che non mi sono tolto la vita anch’io, dopo essermi preoccupato del mio ragazzo tutti i giorni, tutte le ore per 36 anni»”.

Dopo aver ucciso Alessandro, è arrivato l’omicidio della moglie:

“Per uccidere la moglie, è stato accertato poi, l’anziano avrebbe tentato prima con una busta di plastica per soffocarla, poi il gas (tentativo subito accantonato), il coltello (ritenuto troppo truculento), e alla fine, su consiglio di lei, una pistola con la quale le ha sparato alla tempia”.

L’uomo non ha mostrato segni di pentimento, ma solo di rassegnazione. Ma chi conosce Alessandro non se ne fa una ragione, scrive la Pierucci:

“Eppure suo figlio ai volontari che si occupavano di lui non aveva mai mostrato la voglia di morire. Anzi Alessandro si era laureato in scienza dell’educazione e sperava un giorno di avere una fidanzata”.