Roma, sgombero nel palazzo a Tor Cervera. Occupante: “Siamo pronti a fare resistenza”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Settembre 2018 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo sgombero di un palazzo occupato a Roma è iniziato la mattina del 7 settembre come previsto dalla circolare del Viminale ai prefetti. La polizia è arrivata all’edificio in via Raffaele Costi, nella zona periferica di Tor Cervara, dove si trovano circa un centinaio di persone. Molti degli occupanti hanno lasciato il palazzo prima dell’arrivo della polizia, ma gli altri si dicono pronti a resistere: “Rimaniamo qui fuori e rioccupiamo”.

Dopo l’arrivo della circolare voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, questo è il primo di 15 palazzi individuati da una lista come i più urgenti da liberare a Roma. Abbas, uno degli occupanti, ha dichiarato all’Ansa: “Se ci cacciano siamo pronti a fare resistenza, a rimanere qui fuori e a rioccupare. Abito qui da quasi tre anni e ho quattro figlie. Lo sgombero era previsto il 15 poi hanno anticipato a oggi, ma non ci hanno dato il tempo di organizzarci né un’alternativa. Hanno trovato una casa popolare solo a due famiglie di italiani. Come faccio con le bambine a dormire in strada? fa freddo. Qui vivevano oltre 270 persone dormendo in 7/8 nelle camere. Ci sono baracche anche su terrazzi. Il Comune non ci ha trovato nulla, ci ha preso in giro”.

Intanto mentre un elicottero della polizia sorvola lo stabile, gli agenti hanno identificato 40 persone e la loro posizione al momento è al vaglio dell’ufficio immigrazione. I due bus con a bordo li occupanti sono poi partiti alla volta dell’Ufficio Immigrazione di via Patini. All’interno del palazzo durante lo sgombero sono state trovate e messe in sicurezza bombole di gas. Sul posto gli operatori della Sala operativa sociale del Comune e l’Ufficio speciale rom.

Un altro degli occupanti ha raccontato: “Sono entrati alle 8 del mattino spaccando le porte e non dandoci neanche il tempo di prendere le nostre cose. Non hanno pietà per nessuno, neanche per i nostri bambini. Come faranno ora ad andare a scuola? Hanno offerto una sistemazione solo a donne e minori ma non vogliamo separarci. Preferiamo vivere in strada ma insieme. Ci trattano come cani, ma noi siamo persone non animali”.

Accanto a lui un rifugiato politico che viene dal Ghana aggiunge: “Qui in Italia mangiano la testa della gente, è una vergogna”. E’ c’è qualcuno non intenzionato ad andare via: “Dove andrò stasera? Metto un materasso sul prato e dormirò davanti al palazzo dove ho vissuto per tre anni”.

(Foto Ansa)