Roma. Zingari: biglietti metro imposto pizzo, botte alle guardie, legge li aiuta

Pubblicato il 22 Luglio 2014 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Roma. Zingari: biglietti metro imposto pizzo, botte alle guardie, legge per loro

Roma. Stazione Termini. Una banda di zingare impone il pizzo a chi vuole prendere il biglietto della metro dai distributori automatici

ROMA – “Pagare il pizzo per prendere la metro” a Roma: l’indignazione esplode ma la foto che è diventata virale sul web delle zingare che presidiano le macchine distributrici dei biglietti della metropolitana è solo un simbolo del degrado di Roma, capitale d’Italia, sotto la guida di Ignazio Marino e Luigi Nieri suo vice. Ma se Roma piange, altre grandi città d’Italia non ridono. L’Italia del buonismo e della carità cristiana predicata dal Papa Francesco (che però in Vaticano, presidiato dalle guardie svizzere, gli zingari non ce li fa entrare) è degenerata nelle polveri sottili della illegalità diffusa.

“Sputi ai turisti, estorsioni, guardie giurate minacciate e ferite con le penne negli occhi”:

così descrive la situazione Lorenzo De Cicco sul Messaggero di Roma. Aggiunge:

“E denunce per «maltrattamento» a carabinieri e poliziotti, per intimorirli quando cercano di fare solo il proprio dovere. Ecco il racket dei rom che assedia le stazioni della metropolitana, un centinaio di persone, concentrato soprattutto nell’area di Termini, ma anche al Colosseo, che grazie alle “mance” dei passeggeri impauriti e minacciati si spartisce un giro d’affari da almeno 800mila euro l’anno e che sembra infischiarsene di qualunque azione legale”.

Sul Messaggero scatta la reazione indignata di Paolo Graldi:

“Pagare il pizzo per prendere la metro, uno scandalo”.

Graldi riferisce che la foto scattata da un lettore del Messaggero con un telefonino e messa on line ha registrato un milione e mezzo di visite, con trecentomila rilanci e 3700 commenti:

“La foto in questione mostra alcune giovani donne, riconoscibili come rom, che presidiano le macchinette che emettono biglietti per i bus e la Metro alla stazione Termini [di Roma] (ma anche a Trastevere e alla Garbatella) e avvicinano i passeggeri per offrire il loro ben strano servizio: «Dammi le monete, ti faccio il ticket». Un trucchetto per impossessarsi degli spiccioli: le donne si frappongono con tracotanza, minacciose, tra gli utenti (romani, preferibilmente anziani, donne, ragazzi: e turisti, tanto meglio se stranieri, impacciati e stupefatti) e le macchinette. […] Siamo di fronte a un fatto reato dilagante, ad un autentico fenomeno di accattonaggio organizzato.
“L’impotenza di polizia e carabinieri viene ammessa con frustrazione: siamo impotenti, la legge ci impone un passaggio al commissariato e un riaccompagno al campo. E lo stesso accade a Firenze, Bologna, Venezia, Milano, da dove questa poco edificante immagine dell’Italia accattona si irradia nel mondo”.

Roma è assediata dagli zingari, il parcheggio costa doppio, il ticket al Comune e la mancetta di almeno due euro allo zingaro. Ci sono strade e piazze saldamente presidiate dove non si può uscire di casa senza essere assaliti dalla lagna dello zingaro che si massaggia lo stomaco, fa il segno di chi vuole mangiare e porge la mano per chiedere l’elemosina. All’arte dell’accattonaggio molesto sono già addestrati anche i bambini: non è certo di sinistra tollerarlo, da parte del Comune, invece di costringere i piccoli zingari a scuola, insegnando il valore di riscatto dell’educazione, come fece, in altri tempi, il romeno Ceausescu. Ora gli zingari che non si sono inseriti in Romania, o in Bulgaria, sono venuti qua.
La cronaca di Lorenzo De Cicco aggiunge particolari:

“Fermi davanti alle biglietterie della metro o accanto ai binari pronti ad “aiutare” i turisti, specialmente stranieri, con i bagagli. Pretendendo sempre un compenso, perché altrimenti scattano le minacce. E chi prova a fermarli ci rimette. Due settimane fa il coordinatore della security privata della stazione Termini è finito in ospedale con il setto nasale fratturato. Perché il business degli estorsori, quasi tutti [zingari], non ammette intromissioni.
«Si sentono i padroni delle metro», dice un operatore del centro di assistenza clienti di Termini. «Sia noi che le forze dell’ordine proviamo a mandarli via, ma loro nel giro di cinque minuti ritornano». E oltraggiano gli uomini in divisa che provano a contrastare il loro racket illegale. Li salutano beffardi: «Stiamo solo aspettando il treno? Che vuoi?», dicono con tono di sfida. Perché sanno che nonostante la pioggia di denunce a loro carico, ogni giorno possono tornare a spremere turisti e passeggeri dei convogli.
I nomi sono sempre gli stessi. I carabinieri della Stazione Mobile di Termini, così come gli uomini della Polizia ferroviaria, li conoscono a memoria. Li hanno schedati tutti centinaia di volte, ma loro restano sempre lì. Il 40% dei controllati è minorenne, la metà dei quali ha meno di 14 anni e di conseguenza non può essere fermata.
Tra Polizia e Carabinieri si contano ogni giorno 60-70 denunce, 1200 solo da gennaio. «C’è gente che solo nei primi sei mesi del 2014 ha già collezionato oltre 300 denunce a piede libero, gente che ha il foglio di via e non dovrebbe stare a Roma», raccontano gli agenti in prima linea. «Invece stanno sempre qui».
La maggior parte delle minacce avviene davanti alle macchinette che emettono biglietti della metro. In teoria sarebbero self service, ma quasi sempre davanti ai dispositivi si piazzano quattro-cinque donne per “aiutare” a stampare i ticket. E per quelli dei treni ferroviari vengono chiesti fino a 20 euro di mancia. Solo ieri sono stati arrestati due romeni per tentata estorsione a due turisti australiani. Si erano offerti di accompagnarli al treno e poi, una volta presi in carico i bagagli, li hanno portati davanti a un binario secondario e li hanno minacciati: o ci date i soldi oppure le valigie non ve le ridiamo”.