Romani cornuti e mazziati. Ama: fate meno rifiuti. Mille netturbini si danno malati

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Luglio 2019 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA
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Rifiuti a Roma (foto BlitzQuotidiano)

ROMA – Romani cornuti e mazziati. Ama, la società pubblica, l’azienda del Comune che dovrebbe raccogliere l’immondizia, non trova di meglio che invitare i romani a fare meno rifiuti? Mangiarseli?

I cassonetti sono pieni, i rifiuti vanno portati lontano e i netturbini non ci sono. Travolti, letteralmente, anche loro dalla ‘monnezza’. Meglio tenerla in casa, allora, la spazzatura. Anzi meglio sarebbe non produrne affatto. Da giorni, settimane e mesi, da un tempo che sembra ormai senza confini e limiti per i romani, la Capitale vive un problema enorme con la spazzatura. Problema che, col tempo e col caldo, è diventato anche sanitario oltre che sociale e di decoro e civiltà.

In città ogni giorno 300 tonnellate di rifiuti vengono lasciate sulla strade a marcire in terra perché l’Ama non sa dove portarle. Ora ci penseranno gli impianti del Lazio, su ordine della Regione, a contribuire a smaltire l’accumulato rispettando il cronoprogramma fissato dall’ordinanza regionale. Soluzione tampone per l’emergenza che non risolverà il problema sul lungo periodo. Ma il lungo periodo, dalla prospettiva delle strade invase dai rifiuti, è un concetto quasi astratto rispetto alla concretezza della puzza, dei topi e di tutte le altre schifezze che rimangono in strada.

Così tante e così degenerata la situazione che l’esercito che dovrebbe lavorare allo smaltimento di questa emergenza è già decimato prima ancora di scendere in campo. Alla raccolta devono, anzi dovrebbero infatti pensare i 4.000 netturbini dell’Ama, più della metà dei dipendenti della municipalizzata che di lavoratori ne ha 7.560. Netturbini organizzati ogni giorno in quattro turni da mille, domenica esclusa. Ma solo negli ultimi giorni sono arrivati almeno mille certificati medici, uno su quattro si è dato malato, il 25% dell’esercito è già in rotta. Non si tratta di disertori o subdoli complottisti che lavorano alle spalle dell’amministrazione.

Ma di lavoratori che lamentano problemi cutanei legati alla raccolta a terra o respiratori per i miasmi della putrefazione. E d’altra parte, avere a che fare con rifiuti abbandonati per giorni in strada con le temperature che arrivano a quasi 40 gradi qualche problema per la salute potrebbe porlo. Visto che per la raccolta, nel migliore dei casi, i suddetti netturbini indossano dei guanti e nulla più. Se la fanteria dell’Ama è decimata, peggiori ancora sono le condizioni dei reparti motorizzati: 350 compattatori su 700 sono fermi e circolano appena 800 dei 1900 autoveicoli in dotazione per il ritiro a domicilio.

Anche qui i sabotaggi c’entrano poco e nulla. Il nemico è la vecchiaia del parco mezzi che ha un’età media 10 anni con e il tasso di indisponibilità tra guasti e mancate manutenzioni raggiunge il 55%. Per ora, nel pieno dell’emergenza, i rifiuti verranno portati e smistati a Saxa Rubra, non lontano dalla Rai e poi trattati e smaltiti negli impianti Tmb – acronimo di trattamento meccanico-biologico – che, in sostanza, sono sei. Sette, se l’Ama rispetterà il diktat di Zingaretti di rimettere in funzione l’impianto mobile di Ostia.

Due erano del Comune di Roma: il Salario a nord, e quello di Rocca Cencia a est, ma il primo è stato chiuso dopo un incendio e il secondo è saturo, aperto in via straordinaria anche la domenica non può ricevere rifiuti extra. Gli altri sono tutti privati, ovviamente con costi da privati. Due, sempre a Roma, fanno capo a Manlio Cerroni e lavorano a mezzo servizio perché sotto manutenzione. Poi ci sono il Tmb di Ecologia Viterbo, quello Saf di Frosinone e l’impianto della Rida Ambiente, ad Aprilia.

Quest’ultimo, sito strategico per la crisi, ha detto subito no alla richiesta dell’Ama di aprire i cancelli a 350 tonnellate in più rispetto alle 900 che già riceve da Roma, salvo poi ripensarci per timori di sanzioni da parte della Regione. Una volta trattata, la spazzatura si rimette in viaggio per l’impianto di smaltimento o verso le discariche di servizio che si trovano a Roccasecca (Frosinone), Viterbo, Pomezia, Colleferro e Civitavecchia o verso il termovalorizzatore dell’Acea, altra partecipata del Comune, che è a San Vittore, in Ciociaria. Per ora si farà così, poi andrà trovata una soluzione ‘vera’, intanto i romani faranno meglio ad imparare a produrre meno rifiuti.