Romanzo ciminale a Cantù: pestaggi, spari, e risse nella discoteca ostaggio della ndrangheta

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Settembre 2017 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA
Romanzo ciminale a Cantù: pestaggi, spari, e risse nella discoteca ostaggio della ndrangheta

Romanzo ciminale a Cantù: pestaggi, spari, e risse nella discoteca ostaggio della ndrangheta

COMO – Pestaggi nella piazza centrale, colpi di pistola sparati per un semplice diverbio, gambizzazioni, estorsioni, un tentato omicidio. Anche Cantù, piccolo comune in provincia di Como, ha il suo romanzo criminale, la sua “mafia silente”, come l’ha definita il pm Alessandra Dolci. Tanti, troppi gli episodi registrati dall’inchiesta condotta dalla procura di Milano e Monza sui legami tra politica, imprenditoria e ‘ndrangheta.

Le indagini cominciano nell’ottobre 2015 per una serie di episodi avvenuti in pubblica piazza, il luogo di ritrovo della movida cittadina. Tra i principali locali c’è la discoteca “Spazio” che il 4 ottobre di quell’anno è stata devastata da un gruppo di calabresi imparentati con i Morabito di Africo. La sicurezza si mantiene prudente perché consapevole dello spessore criminale della banda. L’unico a esporsi è Ludovico Muscatello, allora 23enne, nipote di Salvatore Muscatello, anziano boss capolocale di Mariano Comense e punto di riferimento della ‘ndrangheta lombarda. Il ragazzo mette alla porta i rivali e ne ferisce uno alla testa.

Alla cittadinanza appare come una rissa notturna dovuta all’alcol ma la sua natura si rivela il 10 ottobre seguente, quando davanti a un panificio Muscatello è raggiunto da sei colpi sparati da un’auto mentre si trova in compagnia dei dipendenti della discoteca. Puntano alle gambe ma rischiano di  paralizzarlo. La punizione per aver reagito ai Morabito.

Secondo gli investigatori, esponenti del clan legati all’anziano Giuseppe Morabito detto “Tiradritto” vogliono assumere un ruolo maggiore nella Locale di Mariano Comense senza destabilizzare gli equilibri della suddivisione territoriale. Una volta dimesso, Muscatello preferisce spostarsi nella provincia di Milano, lasciando così terreno ai nuovi arrivati: il 31enne Giuseppe Morabito, Domenico Staiti, Rocco Depretis, ai quali è contestata l’associazione mafiosa. E poi Antonio Manno Andrea Scordo, Manuel Zuccarello, Valerio Torzillo, Luca Di Bella, Jacopo Duzioni: questi ultimi accusati di estorsione, rissa, lesioni personali aggravate dal metodo mafioso. La discoteca “Spazio” diventa il loro parco giochi: consumazioni mai pagate, risse, controllo degli ingressi. E’ l’inizio di una colonizzazione dell’intera piazza Garibaldi fino all’estate 2016.

Il 15 ottobre 2015 il titolare del bar Commercio trova sul tettuccio dell’auto un proiettile calibro 9. Il 26 novembre sparano contro l’auto di un uomo che aveva avuto un diverbio con il gruppo perché le loro auto impedivano il passaggio alle altre. Il 10 gennaio 2016 c’è una grossa rissa nella discoteca “Spazio Renoir” tra alcuni clienti e gli indagati. Il 15 gennaio l’insegna del locale viene incendiata con una molotov. Il 31 gennaio ancora una rissa. L’ultimo episodio è del 4 agosto 2016, quando Antonio Manno ferisce gravemente con due colpi di fucile a canne mozze Andrea Giacalone, un barista di Cantù. Giacalone aveva osato corteggiare la donna di Manno. Così gli spara nella pubblica via, poco distante dalla solita piazza Garibaldi.