Sabrina Misseri, alibi falso. I giudici: “Perché zio Michele doveva mentire?”

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Marzo 2014 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA
Sabrina Misseri (Foto Lapresse)

Sabrina Misseri (Foto Lapresse)

TARANTO –  Un alibi falso, costruito attraverso sms “non veritieri” inviati alla cugina quel 26 agosto 2010 intorno alle 15, quando Sarah Scazzi era già morta. E poi quell’accusa di Michele Misseri: perché avrebbe dovuto accusare falsamente la figlia prediletta? Sono le motivazioni principali per le quali il giudice ha condannato Sabrina Misseri per l’omicidio della 15enne di Avetrana, sua cugina.

“Non sussiste alcun ragionevole motivo per il quale Michele Misseri avrebbe dovuto accusare ingiustamente, provocandone la sua carcerazione, proprio la figlia prediletta Sabrina e non altri soggetti”, scrive la Corte d’Assise di Taranto nelle motivazioni della sentenza depositate a 11 mesi dalla sentenza stessa.

Dal soliloquio intercettato in auto del 5 ottobre 2010 si evince che “Michele Misseri non è più in grado di reggere il peso di ciò che egli sa essere accaduto”, cioè che la figlia Sabrina ha ucciso la cugina Sarah Scazzi, sostengono i giudici.

Sabrina Misseri ha riferito un “falso alibi” in relazione ai frangenti in cui Sarah Scazzi è stata uccisa, come confermato dagli sms non veritieri che la stessa Sabrina ha inviato dal telefonino della cugina, scrivono ancora i giudici.