Salento, picchiano e tentano di affogare immigrato in mare: due arresti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Luglio 2015 - 08:06 OLTRE 6 MESI FA
Salento, picchiano e tentano di affogare immigrato in mare: due arresti

La spiaggia di Torre Chianca

LECCE – Prima gli hanno rubato un paio di occhiali tra quelli che vendeva in spiaggia, poi, visto che lui li voleva indietro, lo hanno picchiato, trascinato in mare e qui gli hanno tenuto la testa sott’acqua per diversi minuti. E’ successo sulla spiaggia di Torre Chianca, in Salento. I due, di 25 e 37 anni, sono stati poi arrestati per tentato omicidio. Ma non è stato facile per la polizia fermarli.

I bagnanti che in quel momento erano in spiaggia, infatti, non solo non hanno aiutato l’immigrato, ma hanno persino facilitato la fuga di uno dei due aggressori, inveendo contro gli agenti e la vittima con frasi razziste, scrive Chiara Spagnolo su Repubblica.

Racconta Spagnolo:

“I due uomini, stando alla ricostruzione effettuata, avrebbero mercanteggiato con il venditore ambulante per qualche minuto e poi avrebbero sottratto un paio di occhiali dalla sua cesta. Il ragazzo se ne sarebbe accorto, chiedendone la restituzione e scatenando così la furia dei due leccesi. Alle botte è seguito il trascinamento in mare e poi quel tenerlo sott’acqua, che ha configurato l’ipotesi di tentato omicidio, condita da minacce rivolte ai presenti affinché si facessero “i fatti loro”.

L’extracomunitario sarebbe poi riuscito a liberarsi e a scappare, chiedendo aiuto ai bagnanti, nessuno dei quali gli ha dato un cellulare per poter avvisare le forze dell’ordine. Una telefonata anonima al 113 ha determinato l’intervento delle volanti, ai cui agenti la vittima ha raccontato tutto con dovizia di particolari: “Mi tenevano con la testa sott’acqua, credevo di morire”.

Quando è riuscito a uscire dall’acqua, il diciassettenne era molto dolorante, essendo stato colpito in diverse parti del corpo (faccia, testa, collo, zigomo sinistro), comprese quelle intime, tanto che è stato condotto in ospedale, dove è stato sottoposto alle cure del caso e poi dimesso con una prognosi di dieci giorni. Al termine della brutta avventura il ragazzo è stato riaccompagnato a casa, dove abita con la famiglia, composta da lavoratori, tutti in regola con i permessi di soggiorno”.