Saluto fascista allo stadio non è reato: 4 ultras Verona assolti a Livorno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Marzo 2015 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA
Saluto fascista allo stadio non è reato: 4 ultras Verona assolti a Livorno

La foto del Tirreno di uno dei quattro ultras veronesi imputati mentre fa il saluto fascista

LIVORNO – Il saluto fascista non è reato: quattro ultras del Verona sono stati assolti a Livorno. Si tratta di Giovanni Andreis (23 anni, di Sommacampagna), Andrea Morando (38, di Pescantina), Sebastiano Zamboni (25, di Bussolengo), e Federico Ederle (45, di Grezzana). Sabato 3 dicembre 2011, allo stadio Armando Picchi durante un Livorno-Verona, erano stati ripresi dalle telecamere della Digos mentre facevano il saluto romano. E quindi imputati

«quali sostenitori della compagine scaligera, di aver compiuto manifestazioni esteriori usuali del disciolto partito fascista nell’eseguire il gesto del “saluto romano”»

Nello specifico, in tre erano stati filmati dalle telecamere col braccio destro alzato mentre entravano allo stadio. Il quarto era stato fotografato dal Tirreno mentre salutava romanamente come gesto di sfida verso i tifosi livornesi, protetto da un cordone dei carabinieri frapposto per evitare scontri fra i due gruppi rivali lungo viale Italia.

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza emessa venerdì 6 marzo, che saranno depositate entro il 5 aprile (30 giorni), si sa che il tribunale di Livorno ha assolto i quattro ultras veronesi con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, questo: “Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile”.

Sono racchiuse nel secondo comma tutte le ipotesi che animeranno il dibattito da qui ai primi di aprile, fino a quando non si sapranno le motivazioni: il saluto fascista non è reato? Non è reato se commesso in uno stadio? “Non è reato in uno stadio pieno di comunisti”, come suggerisce Libero in un sondaggio? Qualche aiuto può venire dalla linea difensiva impostata dagli avvocati Giuseppe Trimeloni e Cristiano Ballarini:

«Il pericolo, con quel gesto, – hanno spiegato gli avvocati nell’arringa finale – di far aderire all’ideologia fascista altre persone, com’è spiegato nell’articolo 2 della legge Mancino, è infondato perché nell’occasione si confrontavano due tifoserie che sono ideologicamente avverse, dunque nessuno dell’altra fazione avrebbe potuto aderire a dettami fascisti». Poi c’è la questione dei crimini d’odio. «In questo caso – proseguono gli avvocati – non c’è stato nessun atto discriminatorio per quello che riguarda la razza, la religione e la nazionalità, visto che si tratta di due tifoserie italiane che professano la religione cristiano cattolica».

Il pubblico ministero Alessandro Crini ha contestato ai quattro ultras del verona la violazione della legge Mancino del 1993, che – a differenza della legge Scelba sull’apologia di fascismo – sanziona e condanna “azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali”. I giudici di Livorno non devono aver ravvisato né incitazione alla violenza né alla discriminazione né legami con l’ideologia nazifascista nel saluto romano dei quattro veronesi.