Salvatore Crisafulli, la visita del medico della Asl 3 mesi dopo la sua morte

Pubblicato il 30 Maggio 2013 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Crisafulli, la visita del medico della Asl 3 mesi dopo la sua morte

Salvatore Crisafulli, la visita del medico della Asl 3 mesi dopo la sua morte

PALERMO – Salvatore Crisafulli, l’anti-Welby che si svegliò dopo due anni di coma, in cui era entrato a causa di un incidente stradale, è morto lo scorso 21 febbraio. Ma nonostante il clamore mediatico che la sua storia clinica ha suscitato, alla Asl di Catania sembrano non essersene accorti. “Mio fratello è morto a febbraio e lo cercano per visitarlo dopo quasi 3 mesi. Ma in che mondo viviamo?”, si domanda, tra retorica e rammarico, Pietro Crisafulli, presidente dell’associazione Sicilia Risvegli nata in onore del fratello defunto.

“L’altro giorno – racconta – durante la mia assenza si presenta a casa mia, a Catania, una dottoressa dell’Asl che a mia madre chiede del signor Crisafulli. Mia madre risponde: ma Crisafulli chi? Cercavo Salvatore Crisafulli, devo fare una visita pneumologica”.

”Potete immaginare la rabbia di mia madre – prosegue Crisafulli – come se l’Asl non sapesse che mio fratello fosse morto lo scorso 21 febbraio. Era la visita richiesta con urgenza lo scorso 15 febbraio ed il tutto si trova al vaglio della magistratura per valutare le responsabilità sulla morte di mio fratello”

E non è finita qui: “Anche l’Inps – racconta ancora Crisafulli – ha inviato una lettera a mia madre, invitandola a restituire la pensione, mai riscossa, di mio fratello Salvatore per il periodo di marzo, minacciando di compensare il debito sulla sua pensione. Dobbiamo combattere contro la burocrazia”.

La vita di Salvatore aveva subito un brusco arresto nel 2003 quando, una mattina, accompagnando uno dei suoi quattro figli a scuola con la vespa, si è schiantato contro un furgone dei gelati. La diagnosi fu “coma vegetativo permanente”. Poi, quasi per miracolo, nel 2005, proprio mentre negli Stati Uniti veniva staccata la spina a Terri Schiavo, in Italia lui si risvegliava. Da quella data la famiglia ha ricominciato a sperare. La speranza, l’ultima, di poter curare Salvatore con le cellule staminali. Ma in attesa dell’udienza che autorizzasse il trattamento, le sue condizioni di salute si sono aggravate. Fino alla morte, sopraggiunta un giovedì mattina, a distanza di una settimana dalla richiesta di quella visita a domicilio di un pneumologo che soltanto oggi ha bussato alla sua porta.