Salvatore Di Gangi morto travolto da un treno a Genova, era stato fatto scendere perché senza Green Pass

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Novembre 2021 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Di Gangi morto

Salvatore Di Gangi morto travolto da un treno a Genova, era stato fatto scendere perché senza Green Pass

Considerato a lungo il boss mafioso di Sciacca, comune in provincia di Agrigento, Salvatore Di Gangi, 79 anni, è morto investito da un treno merci a Genova, mentre camminava su un binario ferroviario nella galleria che collega le stazioni di Principe e Brignole. Il cadavere è stato ritrovato sabato sera. La dinamica della morte è ancora poco chiara e per questo motivo la Dda ligure ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo.

Genova, muore travolto da un treno Salvatore Di Gangi

Ad un primo esame non sarebbero emersi segni di violenza o intervento di terzi: le ipotesi al vaglio sono quelle di un malore ma non si esclude che l’uomo stesse camminando all’interno della galleria in stato confusionale e potrebbe essere stato travolto da un convoglio dopo un malore fatale. Soltanto l’autopsia potrà chiarire con certezza le cause del decesso.

Nelle ore precedenti era stato scarcerato dopo una perizia medica che ne attestava deficit cognitivi, e stava facendo ritorno ad Asti. Era stato fatto scendere dal treno perché sprovvisto del Green pass. Sulla morte indagano sia la Squadra Mobile sia la Polfer: l’obiettivo è ricostruire i suoi ultimi spostamenti, per capire cosa è accaduto dall’uscita dal carcere fino all’arrivo a Genova. Il pubblico ministero Federico Manotti ha disposto anche l’autopsia. Di Gangi aveva in tasca un biglietto ferroviario per una città del Sud.

Salvatore Di Gangi, un fedelissimo di Totò Riina

Salvatore Di Gangi era un ex dipendente bancario poi diventato costruttore edile e coinvolto in diverse vicende giudiziarie. Era considerato uno dei fedelissimi di Totò Riina. Lo scorso ottobre, insieme ad altre persone, aveva ricevuto l’ultimo avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine sull’hotel confiscato Torre Macauda di Sciacca, di cui era accusato di aver ripreso il controllo tramite una società a lui riconducibile.