Salvatore Parolisi cacciato dall’esercito: ora andrà in un carcere civile

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2016 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Parolisi cacciato dall'esercito: ora andrà in un carcere civile

Salvatore Parolisi cacciato dall’esercito: ora andrà in un carcere civile

ROMA – Le parole di Gennaro Rea, papà di Melania, sono state ascoltate. Salvatore Parolisi, l’ormai ex militare condannato in via definitiva per l’omicidio della moglie, verrà trasferito da un carcere militare a uno civile. E questo proprio perché ha perso il suo status di militare. Il generale Alberto Rosso, capo di gabinetto del Ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha scritto questo messaggio a Gennaro Rea:

“Gentile signor Rea, Le comunico che in data 16 giugno 2016 la Direzione generale per il personale militare ha decretato la perdita di status militare di Salvatore Parolisi nonché la cessazione del rapporto di impiego con l’Amministrazione della Difesa a far data dal 13 luglio 2016. Il trasferimento di Parolisi presso un istituto di pena civile verrà eseguito una volta disposto dalla competente Procura Generale di Perugia, già in tal senso formalmente interessata da codesto ministero”.

La “doppiezza” e la “falsità” del comportamento di Salvatore Parolisi nel suo rapporto con la moglie e con l’amante Ludovica costituiscono “l’humus psicologico per lo scatenamento della furia” omicida. Così la Cassazione motiva la sentenza del 13 giugno scorso che ha reso definitiva la condanna a 20 anni dell’ex militare per l’omicidio di Melania Rea. Parolisi, secondo i supremi giudici, uccise la moglie in un dolo d’impeto, con 35 coltellate, poi “con lucidità e prontezza” mise in atto una “strategia di depistaggio delle indagini”.

Sviò le indagini, provò a cancellare i rapporti con l’allieva della sua caserma di Ascoli Piceno, rese “false informazioni” agli inquirenti. Come richiesto dalla stessa Cassazione, in una prima sentenza del 10 febbraio 2015, a Parolisi non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà, che in una prima fase aveva portato alla condanna a 30 anni, ma gli sono state negate le attenuanti generiche invocate dalla difesa.