Melania, Salvatore Parolisi indagato per omicidio volontario: “Sono tranquillo”

Pubblicato il 21 Giugno 2011 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

Salvatore Parolisi

ROMA – Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa il 18 aprile a Colle San Marco, vicino Ascoli Piceno e ritrovata morta due giorni dopo nei boschi del Teramano, è indagato per omicidio volontario.

L’uomo ai suoi avvocati avrebbe semplicemente detto: “Sono tranquillo”.

Parolisi, che finora era parte offesa nelle indagini, ha ricevuto stamani in Campania, dove si trova in licenza, la notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati. Venerdì verrà interrogato dai magistrati ad Ascoli. In tre lunghi interrogatori precedenti Parolisi aveva sempre respinto ogni sospetto. ”Ho tradito Melania”, ha detto agli inquirenti e ripetuto in tv, dopo la scoperta di una sua relazione con una ex allieva del Rav, Ludovica, e di altri flirt minori, ”ma non l’ho ammazzata”. Il caporalmaggiore ha sempre sostenuto che nel pomeriggio del 18 aprile lui, la moglie e la figlioletta di 18 mesi, Vittoria, erano andati a Colle San Marco per una passeggiata, in attesa di partire il giorno dopo per le vacanze di Pasqua in Campania, la loro regione d’origine.

Poi, così aveva raccontato, la donna si era allontanata per andare in bagno e da quel momento era svanita nel nulla. Fino al ritrovamento del 20 aprile, nel bosco delle Casermette, a pochi chilometri di distanza, il corpo martoriato da una trentina di coltellate (alcune delle quali, come un taglio a forma di svastica, inferte dopo il decesso), i pantaloni abbassati, ma nessun segno di violenza sessuale. ”Me l’hanno presa, l’hanno presa”, erano state le prime parole di Parolisi durante le ricerche della moglie, come a lasciar intendere che qualcuno l’avesse rapita. Ma il racconto del caporalmaggiore non ha mai convinto gli investigatori. Nessun testimone ha visto con certezza la famigliola sul pianoro di San Marco, e le contraddizioni e le bugie del militare (ultimo episodio, l’essersi disfatto del cellulare segreto con cui telefonava a Ludovica) hanno contribuito ad aggravare la sua posizione. Decisivi, verosimilmente, anche i rilievi sul centinaio di reperti sequestrati dai carabinieri del Ris sul luogo del delitto, i controlli dei tabulati telefonici condotti dal Ros, e l’accertamento autoptico sul cadavere di Melania.