Parla l’amante di Parolisi: “Forse mi ha preso in giro, ma non ha ucciso Melania”

Pubblicato il 10 Maggio 2011 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA

Melania Rea

ROMA – Il suo nome è ora di pubblico dominio, scritto sulle pagine del Corriere della Sera e di altri quotidiani. Ludovica Perrone è l’ormai non più misteriosa amante di Salvatore Parolisi, finita probabilmente in una storia più grande di lei. Ventisette anni, bella, fisico asciutto. Si presenta così nelle immagini di Facebook: molto femminile nonostante ci si aspetti modi più mascolini da un caporale dell’esercito. E la sua vita in caserma, ora che le sue vicende sentimentali sono pubbliche, non deve essere una passeggiata.

Tutti la cercano perché intorno a quel nome si stanno concentrando le indagini sul delitto di Melania Rea. Lei, innocente fino a prova contraria (il 18 aprile, giorno della scomparsa di Melania, era in caserma a Lecce) dice oggi che “ero innamorata, ora ho il dubbio che mi abbia preso in giro”. Il dubbio le è venuto sentendo Salvatore prima negare la storia, poi derubricarla a semplice flirt. E ora le ipotesi più inquetanti: è lei il movente del delitto? “Non so più chi sia Salvatore, ma sono ancora convinta che non sia un assassino”.

Nella sventura Ludovica ha avuto la fortuna di essere a Lecce quando Melania moriva, altrimenti sarebbe stata la sospettata ideale. Nella Renualt di Salvatore Parolisi ci sono anche sue tracce di sangue e lei ha spiegato perché ai magistrati che l’hanno interrogata: perché nei loro incontri clandestini lo facevano in macchina, anche “in quei giorni”. Un dettaglio non superfluo se sei sospettata di avere a che fare con un omicidio.

L’ultimo contatto l’1 maggio scorso. Lei lo ha chiamato al telefonino per sentirsi dire, a brutto muso, “non chiamarmi sul cellulare”: Parolisi sapeva di essere sotto controllo. Poi l’ha richiamata da una cabina telefonica. Chissà se quella telefonata è bastata a Ludovica per avere più chiaro che storia fosse quella con Salvatore, se fosse amore o una storiella come lui s’è affrettato a dire in pubblico e ai magistrati per non fare addensare dubbi su un suo possibile movente. Però deve pesare, e parecchio, quell’indiscrezione fatta filtrare dagli ambienti investigativi: “Per ogni corso c’erano trecento ragazze e per lui almeno tre o quattro storielle”.