Parolisi, una soldatessa racconta: “Manteneva una certa distanza con noi, orge e festini? Tutto falso”

Pubblicato il 16 Agosto 2011 - 15:21| Aggiornato il 20 Aprile 2018 OLTRE 6 MESI FA

ASCOLI PICENO – Frustate con canne di bambù, prestazioni sessuali per avere favori in caserma, un vero e proprio “tariffario del sesso”. La caserma Clementi dove lavora Salvatore Parolisi come istruttore, è stata al centro delle indagini ma anche delle supposizioni giornalistiche. Lì si sono concentrati parecchi sospetti sulla morte di Melania Rea: istruttori e soldatesse in un vortice di festini, questo è emerso da alcune testimonianze di ex reclute. Ma c’è anche chi non ci sta e difende il proprio mestiere. Angela, nome di fantasia, dice al quotidiano Il Mattino: “Adesso, dopo gli articoli pubblicati dai mass media, la gente che mi incontra per strada e sa che ero militare mi pone domande umilianti del tipo ‘ma quali prestazioni vi facevano fare in caserma?’. Oppure ‘ma anche a te davano le frustate sul sedere?’ Per non parlare di ciò che mi raccontano le colleghe ancora in servizio che a volte si ritrovano a girare in divisa per la città: gente che magari già prima odiava la categoria dei militari, adesso si sbizzarrisce con offese di ogni tipo rivolte proprio alla donna in divisa”.

Festini con soldatesse e trans che avrebbero coinvolto anche Parolisi? Angela risponde di non esserne “Assolutamente a conoscenza. Non ho nessuna idea di come sia potuto (sempre che sia accaduto veramente) accadere in caserma una cosa del genere. Alla porta carraia – spiega – c’erano sempre severi controlli, ispezionavano il personale in entrata ed in uscita costantemente ed entrava solo il personale appartenente al Reggimento o personale autorizzato. Credo – conclude – che se alcuni istruttori avessero queste tendenze sarebbero andati altrove ad organizzare festini”.

E poi il ricordo di Parolisi: “Era uno degli istruttori della mia compagnia, anche se non era il mio diretto istruttore – dice – perciò ho vissuto i miei 90 giorni anche con lui. Personalmente ho un bel ricordo di Parolisi, si comportava normalmente con noi, certo era duro e severo come tutti gli istruttori, ma quando ci spiegava le lezioni era molto bravo e preciso. Teneva molto alla sua squadra, e al plotone a cui apparteneva. Manteneva sempre però una certa distanza da noi, come tutti gli istruttori, ovvero capitava il momento in cui ci ritrovavamo a bere il caffè alle macchinette perciò sia con lui che con gli altri istruttori si scambiavano due parole, tranquillamente, ma non si sono mai esposti, e non ci hanno mai fatto delle avances. Su questo – assicura – erano sempre molto rigidi”.

Angela racconta di essersi sentita ferita “come donna e soldato” dai tanti articoli usciti sulla presunta doppia vita in caserma: “Ferita per quanto riguarda le dichiarazioni fatte sulla caserma del 235°Reggimento. La stampa ha parlato di una specie di ‘tariffario del sesso’ all’interno della caserma, nonché di frustate sul sedere alle soldatesse e cose del genere. Questi argomenti hanno offeso me e tutta la categoria di donne soldato – dice – perchè noi al Rav abbiamo faticato duro per riuscire a passare il corso: abbiamo fatto marce di 15km in tenuta da combattimento, abbiamo fatto la continuativa, ovvero 5 giorni sul monte vicino alla caserma, a dormire nelle tende, senza luce acqua e servizi sanitari, ogni giorno si cambiava posto ed ogni giorno si marciava con zaini pesantissimi. E tanti, tanti altri addestramenti molto duri, affrontati da tutte allo stesso modo, senza nessun favoritismo da parte degli istruttori verso altre colleghe”.