Morto a 17 anni per diagnosi errata. San Camillo: alla sbarra 4 medici

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – C’è un’altra vicenda che la direzione dell’ospedale romano San Camillo, già sotto inchiesta per le rianimazioni sul pavimento del pronto soccorso. Si tratta del primario indagato (assieme ad altri 11 dipendenti dell’ospedale) per le lesioni causate a una paziente, più altri casi di presunta malasanità.

La vicenda che potrebbe allargare la ferita nella reputazione dell’ospedale sulla Gianicolense risale al 2009. L’inchiesta, condotta dal pm Elena Neri e coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani, si è da poco conclusa con il rinvio a giudizio di Franca Martines, Armando Richiello, Giuseppe Simonetti e Massimiliano Kropp.

Domenico, giovane vittima del San Camillo, era uno studente che, durante la stagione estiva, lavorava come bagnino in uno stabilimento di Nettuno. Un giorno di agosto scivolò dal pattino, sbattè la testa su un sasso e riportò una frattura a due vertebre del cranio. Per i magistrati, i medici del San Camillo sbagliarono fin dal principio, diagnosticandogli, anziché una lesione, la “rottura del legamento traverso”. Differenza non da poco: visto che per la lesione non è necessaria la sala operatoria ma in molti casi è sufficiente immobilizzare la zona (con un collare, ad esempio).

Al contrario, come riporta il Corriere della Sera, le equipe del San Camillo provvedono a prenotare la sala operatoria per l’intervento chirurgico, senza neppure informare i genitori della possibilità di un’altra procedura “come valida alternativa terapeutica”. Domenico finisce sotto i ferri e qui, i chirurghi del San Camillo, secondo il pm, commettono l’errore più grave, lesionandogli la corteccia spinale.

L’infezione (“Meningite batterica acuta”) si sviluppa immediatamente. Domenico muore il 3 settembre, a pochi giorni dal suo diciottesimo compleanno. I genitori sporgeranno denuncia il giorno seguente, mentre un blog locale raccolse i messaggi di solidarietà della comunità nettunense. A Giuseppe Simonetti, la procura contesta anche la falsificazione della cartella clinica. Quanto al resto “negligenza, imprudenza, imperizia” sarà il processo a stabilire in che modo causarono la morte di Domenico.