La processione di San Catello si ‘inchina’ al boss: il sindaco Pdl litiga col vescovo

Pubblicato il 11 Maggio 2011 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA

Luigi Bobbio - Foto LaPresse

CASTELLAMMARE DI STABIA (NAPOLI) – Il sindaco Luigi Bobbio vuole abolire la ‘tradizionale’ sosta ritenuta di ‘omaggio alla camorra’ della processione di San Catello, che nei mesi di gennaio e  maggio degli ultimi 20 anni viene trasportato in spalla per le vie di Castellammare di Stabia, effettuando soste di preghiera in particolari luoghi di ‘culto’, tra cui il balcone del consuocero dei D’Alessandro, Renato Raffone detto “Battifredo”. Nella realtà della cittadina campana, di cui da un anno l’ex pm Bobbio è primo cittadino, non ci sono solo i problemi legati all’immondizia e alla forte infiltrazione camorristica, ma ora anche la rottura tra autorità comunale e autorità ecclesiastica è netta.

Non è la prima volta che il sindaco del Pdl ordina di saltare la tappa di via Brin, a dieci metri dalla chiesa di Santa Fara ormai chiusa da anni ed ufficiale motivo della sosta, e che casualmente coincide con il balcone dell’acclamato Battifredo. Già a gennaio Bobbio ordinò ai portatori del santo di proseguire dritti, dopo che l’anno precedente aveva assistito a scene di acclamazione del boss, con tanto di lancio di fuochi d’artificio, come lo stesso sindaco racconta. Ordine ripetuto la scorsa domenica e decisamente non gradito da coloro che, santo in spalla, hanno risposto: “siamo tutti camorristi!”.

La reazione che sicuramente ha fatto infuriare il sindaco, che ha deposto il gonfalone e spogliatosi del tricolore ha abbandonato la processione, è stata la risposta del vescovo Felice Cece: “noi ci fermiamo per il santo”. Risposta che forse voleva essere conciliante in un evidente momento di tensione, ma che per Bobbio ha rappresentato da parte del vescovo un gesto di rafforzamento del personaggio camorrista, che dichiara: “la forza di questi delinquenti sta nella credibilità che trovano nelle autorità, anche quelle ecclesiastiche. Un anno fa mi feci attaccare per pazzo quando vidi quella scena indecente sotto il balcone, e da allora ho detto: camminiamo, non ci fermiamo. Il vescovo mi ha risposto: ‘Perché non ci dobbiamo fermare? la statua è nostra!’. Io dico: era vent’anni che durava sta schifezza, adesso basta!”.

Da quel giorno il sindaco ed il vescovo non parlano, ma tra i cittadini c’è chi ha apprezzato la presa di posizione del sindaco e lo ha sostenuto, manifestando sul social network Facebook il proprio plauso a Bobbio. La domanda che ora sorge spontanea è perché negli ultimi 20 anni le precedenti amministrazioni comunali abbiano permesso la tanto discussa sosta, domanda alla quale il vendoliano Salvatore Vozza, ex sindaco della città e ad oggi uomo di punta della sinistra stabiese, dichiara di non voler parlare: “basta polemiche tra me e Bobbio”, anche se poi ci tiene a precisare che la sosta fa parte della tradizione e che se dietro ci fosse stato un messaggio camorristico, se ne sarebbe accorto anni fa e non avrebbe mai partecipato”. Alla fine del discorso Vozza sbotta: “Bobbio è capace solo di vietare le minigonne e di litigare con tutti, adesso pure con San Catello”.

Nella realtà di un paese come quello di Castellammare di Stabia, dove le tradizioni contano, dove Battifredo fino a qualche anno fa era dipendente comunale, dove la camorra dilaga e il confine tra gli omaggi del patrono a Santa Fara, e tra l’omaggio della camorra a Battifredo, non sembra facile da valutare, ma forse è possibile: dieci sono i metri che separano la ventennale tradizione di devozione ai santi dalla strada dell’omaggio che ha fatto infuriare il sindaco Bobbio.