I medici hanno paura del “cliente”, i malati del farmaco “low cost”

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 21 Febbraio 2012 - 16:47 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Sanità: tutti gli sprechi che avreste potuto evitare… e che invece hanno rovinato i bilanci di Stato e Regioni e di conseguenza portato a cure da cavallo con tagli di fondi, personale, ospedali e posti letto.

Iniziamo dall’inizio, ovvero dal Pronto Soccorso. Troppi in Italia scambiano il Pronto Soccorso per il medico di famiglia: è l’esercito del “codice bianco”, quelli che si presentano in ospedale perché il bimbo ha la tosse o perché hanno un mal di testa, una bronchite, una lieve contusione. Affollano le sale d’aspetto, intasano l’accesso alle cure mediche per chi ne ha veramente bisogno, fanno aumentare i costi per le ore straordinarie del personale in affanno e aumentare la media dei tempi d’attesa: dalle 5 alle 12 ore, secondo un’indagine del Tribunale del Malato congiunta col sindacato dei medici ospedalieri. La cattiva abitudine di andare al Pronto Soccorso senza averne bisogno porta a uno spreco di tempo, di energie e di risorse umane e finanziarie.

Tanti italiani affollano gli ospedali senza averne bisogno: molti di loro credono invece di averne bisogno perché è il medico che glielo ha prescritto. E’ l’altro grande spreco della Sanità italiana: la chiamano “medicina difensiva”, è la pratica sempre più diffusa dei dottori che per paura di contenziosi legali con i pazienti prescrivono esami inutili e costosi, farmaci inutili e costosi, interventi chirurgici inutili e costosi che comportano ricoveri inutili e costosi. Conseguenza del boom delle cause sanitarie, che dal 1994 al 2009 sono aumentate del 250%, arrivando alla cifra insostenibile di 35 mila causa all’anno. Boom di cause che comporta chiaramente boom di costi.

Per evitare le cause, l’Ordine dei medici di Roma ha accertato che il 60% dei dottori ha prescritto farmaci inutili, il 75% visite specialistiche inutili, il 90% accertamenti diagnostici inutili. Tutto per uno spreco di 12,6 miliardi l’anno, l’11,8% della spesa sanitaria annuale (cifre del Ministero della Sanità). Poi ci sono i ricoveri preventivi, le 4 notti in media che un paziente italiano passa in ospedale, 900 milioni all’anno che potrebbero essere risparmiati usando di più il day hospital. Altra faccia della medaglia della medicina difensiva è quella dei chirurghi che in 8 casi su 10 non operano quando sarebbe a rischio ma necessario, secondo un’indagine del Centro Studi Federico Stella (Università Cattolica di Milano).

Terzo grande spreco, la spesa farmaceutica. Dal 2001 i farmaci generici sono arrivati sul mercato italiano ma non ce ne siamo accorti: ogni 100 farmaci venduti in Italia, solo 13 sono generici. Gli altri sono tutti col “marchio”. Eppure ci sarebbe una grande occasione di risparmio: ai 233 principi attivi già trasformati in generici, nel 2012 se ne dovrebbero aggiungere altri 44 dei quali quest’anno scade il brevetto. Brevetti in scadenza che entro il 2015 potrebbero convertire in generico un mercato di 2 miliardi di euro di farmaci col marchio.

Perché scadono brevetti su principi attivi che sono dei “bestseller”: l’atorvastatina, che cura il colesterolo, il medicinale più venduto al mondo; l’irbesartan, contro l’ipertensione; il montelukast, che combatte l’asma; i salmeterolo e il fluticasone che curano la bronchite cronica e l’enfisema; il donepezil, la galantamina, l’entacapone e il tolcapone che curano l’Alzheimer e il Parkinson; il raloxifene per l’osteoporosi; l’ossicodone, antidololorifico da serial: lo prendono il Dr. House e Jack Shepard, protagonista di Lost. Scade anche il brevetto del Viagra.

Tutto questo per dire che, se le Asl acquistassero più farmaci generici, grande sarebbe il risparmio per le Regioni e per lo Stato. Se poi fosse possibile comprare solo le compresse necessarie alla cura e non ogni volta l’intera confezione si spenderebbero 700 milioni di meno. E si spenderebbero 2,5 miliardi di meno se si facessero gare (per la sanità pubblica) non solo fra farmaci con lo stesso principio attivo ma anche con prodotti diversi ma dallo stesso risultato terapeutico. Pensate a quanti “principi attivi” curano il mal di testa, per esempio.