Sanità, tagli esami: nessun medico italiano in sala parto?

di Corinna Campanile
Pubblicato il 24 Settembre 2015 - 10:08| Aggiornato il 9 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tagli di esami, tac, risonanze e test erogati dal servizio sanitario nazionale. E se i medici prescriveranno di meno, le cause dei pazienti potrebbero aumentare e le assicurazioni potrebbero decidere di alzare i premi. Il risultato, alla fine, può essere quel che succede negli Stati Uniti, dove in sala parto non ci sono più medici americani, ma solo pachistani o indiani. Operano, a volte vengono citati in giudizio e quando le cause sono troppe se ne tornano al loro Paese.

Emblematico di quel che può succedere è un caso del 2011, raccontato da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Il paziente va in ospedale per un forte mal di testa. In passato non ha mai sofferto di cefalea. Così il neurologo non gli prescrive tac, elettroencefalografia, angiorisonanza o angiografia cerebrale, tutti esami che oggi sono nella lista di quelli su cui risparmiare. Il paziente, però, ha un aneurisma e muore. E il medico viene condannato per omicidio colposo. 

Il caso risale a quattro anni fa. Ma con i nuovi tagli alle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale potrebbe diventare uno dei tanti casi. Il rischio è per i pazienti ma anche per i medici. Perché le assicurazioni non staranno a guardare e sono pronte ad aumentare il premio. Se il dottore non può prescrivere certi esami e poi il malato muore la causa è pronta. Allora che fare? Rischiare una multa dal ministero per aver prescritto troppi esami o rischiare un processo ed eventuali risarcimenti milionari per non aver accertato tutto l’accertabile?

“Di condanne per medici ‘rei’ di non aver fatto fare esami che oggi sono nella lista di quelli su cui risparmiare ne abbiamo a bizzeffe”, dice Nicola Surico, presidente del Collegio italiano dei Chirurghi. Del resto la giurisprudenza è chiara a riguardo, come scrive Treccani: “Il medico non procede agli accertamenti diagnostici strumentali: è omicidio colposo”. Se è vero che la medicina difensiva costa fino a 13 miliardi l’anno, il prezzo delle assicurazioni e dei risarcimenti potrebbe essere molto più alto.

Eppure, dice un documento del Collegio Italiano dei Chirurghi, le migliaia di azioni civili e penali intentate contro i medici si concludono “con il 98% di proscioglimenti in sede penale e l’80% di assoluzioni in sede civile”. E’ anche vero, però, che dal 1994 al 2013 le denunce contro medici accusati di avere sbagliato in modo più o meno grave sono quadruplicate, passando da 3.222 a 12.036. Gli assicuratori sono in ritirata per l’aumento del contenzioso e la difficoltà di censire i rischi. E il rischio è che finisca come negli Stati Uniti, dove in sala operatoria vanno solo chirurghi pachistani o indiani che, una volta fatto il pieno di denunce, lasciano il Paese.