Sarah Scazzi, detenuto: “Michele accusò Sabrina perché lo avevano imbrogliato”

Pubblicato il 5 Giugno 2012 - 16:43 OLTRE 6 MESI FA

Michele Misseri (LaPresse)

TARANTO – L’accusa di Michele Misseri a sua figlia Sabrina?  Secondo Clemente Di Crescenzo, detenuto nello stesso carcere di Michele, sarebbero frutto di un “imbroglio”, realizzato in un momento in cui lo zio di  Sarah era fragile e prendeva psicofarmaci.

Di Crescenzo riferendosi alle confidenze che gli avrebbe fatto in carcere Michele Misseri e che lui annotava su un diario ha spiegato: ”Mi disse che lo avevano imbrogliato, lo avevano confuso e convinto ad accusare ingiustamente la figlia nel periodo in cui assumeva gli psicofarmaci”.  Il riferimento è al primo difensore di Michele Misseri, avv.Daniele Galoppa, e alla criminologa ingaggiata da Galoppa come consulente, Roberta Bruzzone.

”Nei giorni delle festività natalizie del 2010 – ha precisato Di Crescenzo – mi chiamò mentre facevo le pulizie, era molto triste e mi disse che stava scrivendo alla figlia Sabrina perche’ l’aveva incolpata. Diceva che Galoppa e Bruzzone lo avevano convinto ad accusarla perche’ in questo modo sarebbe andato ai domiciliari in un convento a curare un orto e sarebbe uscito dopo due anni. Mi chiedeva anche in che modo poteva revocare l’avv. Galoppa perchè diceva che era stato il legale a creare il processo”.

Il diario del detenuto sullo Zio Michele  – ”Il 7 ottobre Michele Misseri fu alloggiato in un cella d’isolamento e guardato a vista. Poi il 18 dicembre lo spostammo al primo piano, nella cella numero 10, dove fu recluso fino al 26 gennaio 2011”. Lo ha riferito Giovanni Lamarca, comandante della Polizia penitenziaria del carcere di Taranto nel corso del processo per l’omicidio di Sarah Scazzi.

”Un giorno prima, il 25 gennaio, un agente della sezione mentre faceva una normale ispezione – ha ricordato Lamarca – verificò che un detenuto, nella cella dove c’era anche Clemente Di Crescenzo, che faceva le pulizie nel corridoio, stava tagliando pagine di giornali e componendo delle lettere. Scoprimmo che stava scrivendo una missiva anonima con lettere ritagliate da giornali”. Quel componimento fu sequestrato.

”Il giorno dopo – ha aggiunto il comandante delle guardie penitenziarie – decidemmo di fare una perquisizione accurata della cella e in tale occasione fu ritrovato aperto un quaderno di computisteria scritto non da quel detenuto ma da Di Crescenzo, dove risultava più volte scritto il nome di Michele Misseri. Ci rendemmo contro che De Crescenzo aveva un diario delle conversazioni che aveva avuto in un mese e mezzo con Michele Misseri. Una specie di memoriale”.

La criminologa Bruzzone: “Misseri accusò Sabrina”.  ”Stavamo parlando in maniera generica di Sarah. Si fermo’, scoppio’ a piangere e guardandomi disse: ‘Non ho ucciso Sarah, io ero sulla sdraia, e’ stata Sabrina’. A quel punto interrompemmo il colloquio e chiedemmo a Michele Misseri se intendeva parlare con i magistrati”. Lo ha detto alla corte di assise di Taranto la criminologa Roberta Bruzzone, ex consulente del collegio difensivo di Michele Misseri, parlando del colloquio avuto con il contadino di Avetrana il 5 novembre del 2010. In quella data ‘zio Michele’ scarico’ tutte le responsabilita’ dell’omicidio sulla figlia Sabrina (gia’ in carcere perche’ il 15 ottobre era stata chiamata in correita’ dal padre).

”Mi confrontai con Misseri – ha sottolineato la criminologa – e mi feci descrivere il contesto familiare, che tipo di rapporto avesse con le figlie, che tipo di vita svolgeva. Poi entrammo nel merito di quello che accadde il 26 agosto. Lui era tornato ad autoaccusarsi dell’omicidio, ma all’improvviso cambio’ espressione e disse che non era stato lui ad uccidere Sarah. Chiamammo i magistrati e nel frattempo cambiammo completamente argomento. Se non ricordo male, alle 15.32 comincio’ l’interrogatorio”. La Bruzzone ha ricordato che il giorno dopo partecipo’, insieme con l’avv.Galoppa, primo difensore di Michele Misseri, con i magistrati e con la polizia giudiziaria ai sopralluoghi nel garage della villetta di via Deledda, e al pozzo dove era stato nascosto il cadavere di Sarah. In quella circostanza Michele Misseri fece ritrovare un mazzo di chiavi su un albero.    ”Poi – ha osservato la criminologa – incontrai Misseri nuovamente il 18 novembre, alla vigilia dell’incidente probatorio”. Il pm Buccoliero ha chiesto se il detenuto avesse cambiato atteggiamento. ”Al contrario. Era – ha detto l’ex consulente della difesa di Misseri – talmente consapevole dell’importanza di questo appuntamento che di sua spontanea volonta’ chiese alla direzione del carcere di inibire le visite dei familiari. Fu lui a decidere, non ci furono pressioni. Preferiva stare da solo e riflettere”.    A domanda specifica, Bruzzone ha poi negato di aver mai consigliato a Michele Misseri di accusare la figlia o di fare riferimento a un gioco finito male. ”Gli dissi di dire sempre la verita’, non di fare un percorso a rate”.

Il 19 giugno la deposizione di Valentina Misseri. Con la deposizione della grafologa Rosa Martino, consulente del pubblico ministero, e di Anna Lucia Morleo, madre di un’amica di Sabrina Misseri, si e’ chiusa la diciassettesima udienza del processo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Anna Lucia Morleo ha riferito di aver visto Sarah alle 11.30 del 26 agosto e che la 15enne indossava jeans e maglietta rosa. Altri testimoni avevano detto invece che Sarah quando usci’ da casa la mattina aveva un completino (maglietta e pantaloncini) di colore nero. Le prossime udienze sono programmate per il 19 giugno (deporranno anche Vanessa Cerra, Valentina Misseri e il medico legale Luigi Strada) il 3, il 10 e il 17 luglio.