Sarah Scazzi. “L’ossessione di Sabrina per Ivano è il movente: lui l’aveva rifiutata e la cugina lo raccontò al fratello Claudio”

Pubblicato il 22 Novembre 2010 - 20:06 OLTRE 6 MESI FA

Sabrina Misseri

E’ la gelosia il movente del delitto di Sarah Scazzi. Sabrina Misseri – secondo il Tribunale del Riesame di Taranto – era infatti ”fortemente innamorata, anzi ossessionata” da Ivano Russo che ”temeva di perdere ad opera” della cugina.

Ma la ”goccia, ovvero il punto di rottura che ha fatto scattare” in Sabrina ”una forma di rancore nei confronti” della cugina si è verificata quando Sarah riferì al fratello Claudio la confidenza che le fece la cugina su un ”rapporto sessuale interrotto” avuto con Ivano. Sabrina agì con ”con dolo intenzionale, plausibilmente d’impeto nel senso che, sebbene non sia possibile escludere aprioristicamente una premeditazione, per quanto emerge dagli atti (…) spinta del rancore accumulato nei confronti” di Sarah e ”giunto al culmine dell’ennesimo litigio”.

Alcuni giorni prima di Ferragosto Sabrina si appartò in macchina con il giovane e si spogliò. ”Ma io – ha riferito lo stesso Ivano agli inquirenti – non convinto della cosa le ho chiesto di rivestirsi , anche in virtu’ del fatto che tenevo molto alla nostra amicizia”.

Sabrina riferìquanto accaduto anche a Sarah Scazzi e all’amica Mariangela Spagnoletti (ma a lei disse che ”ci fu una penetrazione”). Sarah raccontò l’episodio dello ‘streap-tease’ in auto al fratello, Claudio, il quale chiese spiegazioni ad Ivano soprattutto per sapere – si legge nelle 54 pagine dell’ordinanza del Riesame – se ”egli avesse ingenerato false aspettative nella cugina”.

Ivano a questo punto volle un chiarimento con Sabrina la quale – scrivono i giudici – ”aveva perfettamente compreso che la delatrice era la cugina”. Per di più Sarah era ”anche lei interessata ad Ivano e veniva vista come l’antagonista”; così come è ”altrettanto plausibile” che Sabrina avesse utilizzato l’argomento del rifiuto da parte di Ivano ”per schernire la cugina o comunque per rimarcare che” con il giovane ”non aveva un futuro”.

E’ questo il vero motivo per cui Sabrina aveva ”tutto l’interesse” a che la zia, Concetta Serrano Spagnolo , non consegnasse i diari di Sarah agli inquirenti in cui la giovane scriveva del suo debole per il 27enne. ”E’ da questo ‘humus’ che scaturisce il delitto della Scazzi”, scrivono i giudici. Sarah ”era una ragazzina (la differenza di età con la Misseri è importante, 7 anni) che la cugina aveva cresciuto”. Ma ”questo contesto di normalità è mutato allorché Sarah da bambina da coccolare era diventata una rivale da controllare. E ciò in quanto ormai, superata la fase adolescenziale, era affiorata la sua personalità femminile. La Scazzi – secondo i giudici del Riesame – inconsapevolmente si era trasformata in antagonista anche quasi certamente a causa dell’insoddisfazione della ricorrente per il proprio aspetto fisico”.

Per i giudici ”appare dunque nitido e preciso il movente del delitto”. Ivano ”non voleva neanche piu’ parlare” con Sabrina, ”era irritato perché la vicenda del rapporto sessuale interrotto era venuta alla luce” perché  Sarah ”aveva riferito al fratello Claudio le confidenze della cugina”. ”Conseguentemente, la causa dell’allontanamento della persona da cui la Misseri era stregata era Sarah, la quale peraltro nutriva nei confronti” di Ivano un ”analogo sentimento” di cui Sabrina ”era ben a conoscenza”.

Dopo è stato tutta una serie di telefonate, colloqui, messaggi sul cellulare: Sabrina Misseri è stata scaltra e abile nel depistare le indagini sull’omicidio della cugina Sarah Scazzi ad Avetrana. Deve restare in carcere per il Tribunale del Riesame di Taranto, c’è pericolo che scappi o che inquini le prove ancora più di quanto abbia già provato a fare prima che il padre Michele la incastrasse.

Il rischio ” è innegabile e agevolmente desumibile dall’attività, complessa e multilivello, di depistaggio già abilmente e scaltramente posta in essere dalla Misseri sin dai primi minuti susseguenti al delitto”. Secondo il tribunale, l’attività di depistaggio comincia con ”il messaggio delle 14.35.37 inviato alla Cimino (Angela Cimino, una cliente di Sabrina che in precedenza le aveva fatto una telefonata cui non aveva ricevuto risposta – ndr) al fine di suscitare nei terzi un’apparente normalità”. Vengono poi ricordati, a titolo di esempio, i colloqui con un’altra sua cliente, Anna Pisanò, ”alla quale veniva intimato (‘stai zitta, non dire niente’) di non rivelare ai Carabinieri l’umore della Scazzi”.

E poi ancora se Sabrina davvero possa andare via da Avetrana una volta uscita dal carcere, i giudici sanno bene che sarebbe difficile per lei perché vista l’eco mediatica del caso “sarebbe identificabile e rintracciabile”.

E se davvero è come ha raccontato papà Michele (ritenuto credibili dai giudici), quindi che lui non ha fatto nulla se non nascondere il cadavere della povera Sarah, quale ruolo ha mamma Cosima? Per i magistrati ha mentito, quel primo pomeriggio del 26 agosto era a casa, nella villetta di via Deledda. Nell’ordinanza infatti si legge che ”la presenza di Serrano Cosima all’interno della abitazione la mattina del 26.8.2010 (costei ha sempre negato questa circostanza affermando di essere andata a lavorare nei campi e di essere rientrata per l’ora di pranzo, dopo le 13:00) è confermata oggettivamente dall’acquisizione di documentazione bancaria da cui risulta che costei, alle ore 12:18, aveva effettuato il versamento di due assegni bancari sul proprio conto corrente acceso presso la Banca di Credito Cooperativo di Avetrana”.

”In tal senso – prosegue il tribunale del riesame – convergono anche le dichiarazioni rese in data 2.11.2010 dal funzionario di banca Milizia Angelo Carmelo che ha affermato di ricordare perfettamente tale circostanza, negata dalla ricorrente (Sabrina Misseri – ndr) e dalla stessa Serrano, ma che conferma il racconto del Misseri”. Per gli avvocati della famiglia Scazzi, lo zio Michele sta coprendo la moglie: lei “rappresenta il fortino da espugnare se si vuole raggiungere la vera ricostruzione dei fatti”.

Lo dicono gli avvocati della famiglia di Sarah Scazzi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile sottolineando che “l’impacciato silenzio e le goffe risposte” con le quali Michele “tenta di giustificare il ruolo e i movimenti delle moglie, sono indice certo che la verità non è ancora stata pienamente raggiunta”.