Ostaggi italiani, ultimatum dei somali: “Trattative o li torturiamo”

Pubblicato il 19 Settembre 2011 - 15:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – O le trattative fanno un passo avanti oppure inizieranno a torturare i prigionieri. Per mesi è passata quasi sottotraccia la vicenda di alcuni marinai italiani a bordo della petroliera Savina Caylyn, da febbraio scorso nelle mani dei pirati somali. Fino alla svolta di domenica. Secondo l’AdnKronos la vicenda è stata resa nota da Adriano Bon, padre di Eugenio, uno dei tre ufficiali italiani prigionieri dei pirati. Domenica sera, ha riferito Adriano Bon, i pirati hanno consentito a Giuseppe Lubrano, il comandante della petroliera di telefonare ai propri familiari ai quali ha riferito l’ultimatum.

Lubrano ha potuto chiamare la moglie, Nunzia, alla quale potrà telefonare quotidianamente, secondo quanto gli avrebbero detto i pirati. Giuseppe ha raccontato che i pirati sono sempre più nervosi e che sfogano il loro malessere sui prigionieri.  “Non c’è una scadenza precisa per le sue telefonate – ha detto a Repubblica la signora Nunzia – dipende sempre da quando i pirati danno loro il permesso di farlo. Mi ha detto che stanno male, che è preoccupato per l’equipaggio, che possano impazzire o sentirsi male”. Come comandate “mio marito deve rassicurare i suoi uomini, poi, però, quando parla con me, manifesta le sue preoccupazioni”.