Schio, preside vieta bermuda e gonne corte. Studenti rischiano bocciatura

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Giugno 2017 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA
Schio, preside vieta bermuda e gonne corte. Studenti rischiano bocciatura

Schio, preside vieta bermuda e gonne corte. Studenti rischiano bocciatura

SCHIO – Malgrado a Schio (provincia di Vicenza) facciano trentadue gradi in classe, non c’è niente da fare. La dirigenza scolastica del prestigioso “De Pretto“, campus tecnico di ultima generazione, da giorni distribuisce note disciplinari agli studenti che si presentano con i bermuda.

Tutto questo si è tramutato in un vero e proprio braccio di ferro: qualcuno ha già accumulato il terzo richiamo sul registro presentandosi a scuola in calzoni corti ed ora rischia la bocciatura a causa dell’insufficienza nella condotta. “Non vogliamo limitare la libertà dei ragazzi – ha spiegato al Giornale di Vicenza la vicepreside Barbara Scapin – ma semplicemente far rispettare le regole che la nostra scuola ha adottato. Questo non è un mercato, ma un ambiente disciplinato: per questo le famiglie ci apprezzano”.  Come spiega Repubblica

“La circolare sul caldo parla chiaro: “Per gli iscritti corre l’obbligo di presentarsi a scuola con un abbigliamento consono ad un luogo di studio e di lavoro e di tenere un comportamento educato e rispettoso verso persone e cose”. Nulla è lasciato alla discrezionalità. “Si fa presente – conclude la circolare – che per abbigliamento consono si intende l’utilizzo di pantaloni lunghi e di gonne al ginocchio”. Stop. Ma è proprio sull’interpretazione dei termini “consono” e “rispettoso”, che gli allievi del prestigioso “De Pretto”, campus tecnico di ultima generazione, danno battaglia e minacciano di scioperare a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico e dagli esami di maturità.

Battaglia è un eufemismo: perché i paladini dell’abbigliamento balneare, insensibili all’esagerazione, si appellano addirittura al diritto alla salute e alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Vietare e punire gli allievi che lottano contro l’afa – sostengono – sarebbe incostituzionale e lederebbe “il diritto alla salute, la Convenzione per i diritti dell’infanzia e i fondamentali diritti di ogni uomo” (…).”