Sci solo dal 5 marzo: chiusura impianti sciisitici confermata a poche ore dal 15 febbraio, Regioni infuriate

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 15 Febbraio 2021 - 07:58 OLTRE 6 MESI FA
Sci solo dal 5 marzo: chiusura impianti sciisitici confermata a poche ore dal 15 febbraio, Regioni infuriate

Sci solo dal 5 marzo: chiusura impianti sciisitici confermata a poche ore dal 15 febbraio, Regioni infuriate (Foto d’archivio Ansa)

Sugli sci solo dal 5 marzo. Il governo ha confermato la chiusura degli impianti sciistici a poche ore dal 15 febbraio. Cioè dalla data che era stata programmata per la riapertura. E le prenotazioni erano già tantissime.

Infuriate (e stiamo usando un eufemismo) le regioni, per non parlare dei gestori degli impianti. La chiusura delle piste fino a marzo mette praticamente fine alla stagione sciistica (mai cominciata). I gestori chiedono ristori immediati, e alcuni governatori (come Zaia) chiedono i danni.

La Lega, come spesso accade, guida il gruppone degli scontenti. Questa volta al centro della protesta non c’è solo la decisione del governo, ma anche la tempistica. 

Sci dal 5 marzo: chiusura impianti sciistici continua dopo il 15 febbraio

L’ennesimo stop al turismo invernale, a poche ore dalla programmata riattivazione degli impianti, rischia di diventare la prima grana del governo Draghi. E all’orizzonte delle future misure anti-Covid, su cui pesa l’incognita delle varianti del virus, emerge anche il parere del consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi.

Per il quale è “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al SarsCov2. E’ necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata. Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana”.

Parole che, assieme all’ordinanza firmata in serata dal ministro della Salute che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo (data di scadenza dell’ultimo Dpcm targato Conte), scatenano la reazione della Lega. Deciso a chiedere “un cambio di squadra a livello tecnico, aldilà di Speranza“, al dicastero della Salute. “Non si può – dicono i capigruppo leghisti, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari – continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza. Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati”.

Stop sci fino al 5 marzo: la reazione di gestori e operatori

Ad insorgere sono anche i gestori degli impianti, insieme ai maestri di sci e a tutti gli operatori della montagna, che parlano di “stagione ormai saltata nonostante quanto investito per l’apertura” e chiedono ristori.

La scintilla dello scontro è scattata dopo una giornata di appelli alla prudenza arrivati innanzitutto dal Comitato tecnico scientifico. Che ha risposto alla richiesta di Speranza di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura” dello sci.

Nel fornire il suo parere – e “rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose” – il Cts aveva spiegato che alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni” per la riapertura.

Salvini contro Ricciardi sulle misure anti Covid

Una linea condivisa dallo stesso Ricciardi, a cui poi ha replicato il segretario della Lega Salvini: “Prima di terrorizzare gli italiani, fai il favore di parlarne con il presidente del Consiglio”, ha detto Salvini rivolgendosi al consulente del ministero della Salute. La cui linea, però, viene recepita in serata dall’ordinanza Speranza. La chiusura degli impianti non è quello che Lega e Governatori si aspettavano, ma il colpo viene incassato con l’assicurazione che la montagna verrà risarcita.

Chiusura impianti sciistici fino al 5 marzo: la promessa dei ristori

Il provvedimento, infatti, impegna “a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori“. Gli stessi ministri leghisti Giorgetti e Garavaglia sono intervenuti per ribadire il concetto e alzare la posta: “Non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più”, hanno sottolineato.

Niente sci dal 15 febbraio: la reazione dei governatori

“Allibiti” i governatori, in particolare per il metodo e la tempistica dell’annuncio di chiusura. Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha espresso “stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza per domani”. E il valdostano, Erik Lavevaz, aggiunge: “una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile”.

Per il governatore lombardo, Attilio Fontana, “è un colpo gravissimo al settore” e per il friulano Massimiliano Fedriga “l’indecisione del Cts penalizza imprese e lavoratori”. Anche per il veneto Zaia “la decisione arriva troppo tardi”. Il presidente della Liguria – dove alcuni ristoranti sono rimasti aperti in occasione di San Valentino nonostante l’entrata in vigore dell’ordinanza sulla fascia arancione – ha aggiunto: “La gente non può scoprire domenica sera che cosa potrà fare lunedì mattina, non è possibile che tutte le volte che l’Italia prende una decisione la revoca a 24 ore di distanza”.