Scioperi Tir: i capibastone della rivolta, “tecnici” della protesta

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 25 Gennaio 2012 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Forconi, autotrasportatori, tassisti, chi li guida sulle barricate, chi sono i capi della rivolta? Sindacalisti, ex trasportatori, imprenditori, allevatori di cavalli, sostenitori dei vari Lombardo, Cuffaro, Romano: Zio Pippo, Albatros, il Bitta, il generale dei carabinieri in vena di jacquerie, il tatuato Xmas, il duca Onofrio Carruba Toscano…A ogni categoria il suo leader, a ogni impresa il suo eroe: anche se l’impresa è paralizzare un intero paese, anche se a chi non è d’accordo squarciano gli pneumatici del camion. Il quotidiano Europa li chiama i “tecnici” della protesta, alludendo alla leadership in grado di mobilitare, al carisma che trascina, all’esperienza accumulata in tante battaglie.

Non sono “tecnici” nel senso attribuito ai professori del governo Monti. Di bocconiano non hanno né la preparazione né la faccia, “molti di noi non hanno nemmeno la terza media” ammette uno di loro, Giuseppe Scarlata, uno dei leader del movimento dei forconi. Normale, essendo un movimento spontaneo che si organizza dal basso: ma anche la fotografia attuale di padroncini e autisti, agricoltori e lavoratori in genere non può essere quella del Quarto Stato di inizio Novecento. Nonostante la crisi e il disagio sociale.

Per esempio, oltre a picchetti e blocchi autostradali, presidi improvvisati e trattori lumaca, consenso e organizzazione passano da un’accorta gestione dei social network. Su Facebook lo stesso Scarlata e l’altro leader Mariano Ferro hanno intimato a Martino Morsello di rimuovere le sue pagine postate: non ha chiarito se e come ha infilato nel movimento i fascisti di Forza Nuova. Morsello, 57 anni, è stato assessore Psi ed ex candidato per il Movimento Autonomo di Raffaele Lombardo. D’altra parte anche Mariano Ferro ha i suoi guai per rintuzzare le accuse di infiltrazioni mafiose. L’ex allevatore di cavalli di Avola non se ne cura ma rilancia. Circondato da contadini con la divisa blu del movimento, a Palermo, li ha arringati stamattina (25 gennaio) incitandoli alla lotta: “Siamo disposti a tutto, anche alla morte. Non ci fermano, la politica faccia la sua parte oppure vadano tutti a casa. Il popolo siciliano non consentirà più saccheggi”.

Zio Pippo, al secolo Giuseppe Richichi, contesta tutti, a cominciare da Morsello e Ferro, dall’alto della sua vasta esperienza sul campo suggellata da varie “medaglie”: fece la campagna del ’92 contro il governo Amato alla testa dei rivoltosi, fu arrestato nel 2007 allorché fu beccato a squarciare le gomme di chi dissentiva durante il blocco dei Tir in funzione anti-Prodi. Una volta guidava il camion, poi ha guidato l’associazione dei camionisti siciliani, infine ha fatto il consulente di Totò Cuffaro, prima che lo arrestassero (il Cuffaro).

Al casello di San Vittore centinaia di mezzi fermi bloccano il passo: organizza il presidio Angelo Forte, un “padroncino”: teme che le ritorsioni ai crumiri possano costituire un problema, troppi squarci alle gomme. A Borgograppa, Latina, il capobastone è Sergio Pacini detto Albatros. Non è sorprendente incontrare nei paraggi Antonio Pappalardo che finita la carriera di ufficiale nei carabinieri si è riciclato come sindacalista, onorevole e infine pasdaran della rivolta cui ha espresso, non si capisce a quale titolo, la “solidarietà dell’Arma”.

Terminiamo la galleria di ritratti con il personaggio più pittoresco, uno che guida la protesta a cavallo, in testa alla “cavalleria” dei forconi, i manifestanti equestri. Noblesse oblige, visto il sangue blu: il Duca Onofrio Carruba Toscano è stato campione di salto ad ostacoli e maestro falconiere (ci informa Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera). Forconi e dressage, l’eterno gattopardismo siciliano ai tempi di Facebook.