Edicole, sciopero nei giorni delle elezioni: dal 24 al 26 febbraio

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La speranza è che sia più una minaccia al governo e alla Federazione degli editori che un concreto proposito, perché sarebbe davvero difficile immaginare i giorni delle elezioni a edicole chiuse. Le organizzazioni sindacali dei rivenditori di quotidiani e periodici hanno infatti proclamato uno sciopero per il 24, 25 e 26 febbraio per ”lo stato di profonda crisi della categoria” e contro il ”silenzio del Governo e della Fieg”. Le sigle aderenti sono SNAG-Confcommercio, SINAGI aff. SLC-CGIL e USIAGI-UGL.

Lo sciopero delle edicole, che saranno chiuse dal 24 al 26 febbraio, su tutto il territorio nazionale è dovuto alla ”prolungata assenza di regole certe – richieste con forza e ripetutamente dalle Organizzazioni Sindacali – al Governo e alla Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg), alla mancata riforma dell’editoria, promessa dai diversi Governi, di cui molto si è discusso senza approdare a soluzioni concrete, e alla mancata apertura del confronto per il rinnovo dell’accordo nazionale sulla vendita dei giornali quotidiani e dei periodici, che pongono in seria difficoltà l’operatività e l’esistenza stessa delle edicole”.

Lo sottolineano SNAG-Confcommercio, SINAGI aff. SLC-CGIL e USIAGI-UGL. ”Il silenzio del Governo e della Fieg è divenuto intollerabile a fronte di 30.000 posti di lavoro che rischiano di sparire nei prossimi mesi, aggiungendosi agli oltre 20.000 posti di lavoro persi negli ultimi anni a seguito della chiusura di 10.000 edicole” viene sottolineato nella nota dai sindacati. Come ha messo in luce il presidente di Snag Confcommercio, Armando Abbiati: ”Con questa agitazione vogliamo ricordare a tutti quanto le edicole siano importanti per garantire il diritto all’informazione sancito dalla nostra Costituzione. Nel solo 2012 hanno chiuso in media 5 edicole ogni giorno, più di 4.000 posti di lavoro persi. Questo non è e non deve rimanere soltanto un problema delle famiglie che facevano dell’edicola il loro unico mezzo di sostentamento ma dell’opinione pubblica e di tutta la filiera dell’informazione a partire dai giornalisti che, come gli edicolanti, stanno scontando a caro prezzo la mancanza di idee e di innovazione da parte degli editori per rilanciare il settore. Dall’altra parte – conclude Abbiati – abbiamo bisogno di regole certe e di una reale azione di Governo per ricostituire un sistema di diritti e di equità intorno all’informazione”. Per le organizzazioni sindacali ”si tratta di dati allarmanti che mettono in risalto lo stato di assoluto pericolo in cui versa non solo la categoria degli edicolanti ma il diritto costituzionalmente garantito al pluralismo dell’informazione”.