Scuola, da contributo volontario a tassa di 130€: Monti taglia, famiglie pagano

Pubblicato il 22 Febbraio 2013 - 13:15| Aggiornato il 26 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

BARI – Una volta le scuole superiori lo chiamavano contributo “volontario”, ora è diventata una “tassa” ed anche salata. A Bari gli studenti degli istituti superiori hanno visto arrivare a casa la (ex) richiesta di contributo obbligatorio. I genitori dovranno versare 130 euro alla scuola per l’iscrizione, pena l’esclusione del proprio figlio dall’istituto. Lo scorso anno il contributo, che nei documenti degli istituti è diventata una tassa come spiega Repubblica, era di 50 euro. Un aumento di 80 euro in un anno, quasi il triplo. Il governo Monti taglia i fondi alla scuola e gli istituti, per garantire i corsi, impongono la tassa alle famiglie.

CONTRIBUTO OBBLIGATORIO – La situazione è stata denunciata dall’Unione degli studenti di Bari, scrive Repubblica, che documenta quanto accaduto nell’istituto tecnico-professionale Majorana dei quartieri San Paolo (indirizzi Alberghiero e Operatore ottico), Japigia (Elettronico e Audiovisivo) e Palese (Tecnico chimico-alimentare e Fotografico):

“In tutti e tre i casi, spiegano, “la preside Paola Petruzzelli ha informato gli studenti, con una circolare, che entro il prossimo 28 febbraio dovranno perfezionare la domanda di iscrizione versando obbligatoriamente il contributo scolastico di 130 euro”. E non è tutto: il documento precisa che “non sono previsti esoneri e tutte le domande incomplete non produrranno l’iscrizione”.

“TASSA ILLEGALE”– Arianna Petrosino, coordinatrice dell’Usd di Bari, ha spiegato a Repubblica:

“E’ del tutto illegale, come recita una circolare ministeriale del 20 marzo 2012, imporre l’obbligo del pagamento del contributo scolastico”. Inoltre, aggiunge, “l’istituto non può assolutamente rifiutarsi di accettare le domande di iscrizione prive di questo versamento, come invece già avvenuto in questi giorni al Majorana”.

Anche la dirigente dell’Ufficio Politiche per gli studenti e rapporti scuola-famiglia, Anna Cammalleri, ha detto:

“Questa è un’ingiustizia che va eliminata – dichiara – gli studenti sono i nostri destinatari e non i nostri azionisti. Il contributo è un patto di solidarietà con le famiglie e non può avere come strumento della sua realizzazione una circolare”. In questa maniera, aggiunge, “si lede quel rapporto fiduciario con lo studente e la famiglia, che fa venire meno il principio sul quale si fonda la scuola stessa”.

“TASSA NECESSARIA” –  Rosanna Brienza, collaboratrice della dirigente scolastica dell’istituto Majorana, punta il dito contro i tagli operati dal Miur e afferma la necessità del balzello per mandare avanti la scuola:

“Il Consiglio di istituto, del quale fanno peraltro parte i rappresentanti degli studenti e delle famiglia, ha ritenuto di dover aumentare questo contributo per far fronte a tutte le spese di manutenzione e adeguamento tecnologico. Essendo un professionale è necessaria la funzionalità dei laboratori e il loro aggiornamento”.

MONTI TAGLIA… Vincenzo Fiorentino, segretario della regione Puglia dei dirigenti Uil, ha spiegato che il contributo è passato da volontario a obbligatorio anche per altre scuole. La causa sono i tagli all’istruzione, che costringono gli istituti ad attingere al contributo per le spese ordinarie e non più per destinare fondi all’ampliamento dell’offerta formativa e culturale:

“Il governo Monti ha tagliato del 30-40% le risorse del Mof, ovvero quelle destinate al miglioramento dell’offerta formativa: se l’anno scorso un istituto riceveva ad esempio 100mila euro, quest’anno ne avrà 60mila”. E quindi “tutti i Consigli di istituto stanno chiedendo aiuto alle famiglie, con maggiori oneri”.

…LE FAMIGLIE PAGANO  – La questione ha sollevato il problema della scuola dell’obbligo e del diritto allo studio. Non tutti i ragazzi possono permettersi di pagare il contributo obbligatorio, come spiegano gli stessi studenti dei tre istituti, secondo cui con questo balzello andranno perse l’80% delle iscrizioni. Inutile la proposta delle scuole di rateizzare il pagamento del contributo, una spesa che fa sentire il suo peso anche se sommata al costo dei libri e del materiale.

I ragazzi ora sono preoccupati e a Repubblica denunciano i disagi di questa situazione:

“Ma così si spingeranno molti di noi, inclusi i più meritevoli che non hanno molte possibilità economiche, a finire per strada e nelle mani della criminalità: sono già moltissimi i genitori disoccupati o in cassa integrazione che sono venuti a lamentarsi, spiegando che non possono permettersi di pagare così tanti soldi”.