Scuola e uffici, oggi non si è mangiato: lo sciopero del 31 ottobre blocca le mense

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Ottobre 2013 - 11:31 OLTRE 6 MESI FA
Scuola e uffici, oggi non si mangia: lo sciopero del 31 ottobre blocca le mense

Scuola e uffici, oggi non si mangia: lo sciopero del 31 ottobre blocca le mense

ROMA – Scuole e uffici, il 31 ottobre non si mangia. Lo sciopero nazionale dei lavoratori dei pubblici esercizi e della ristorazione blocca le mense e lascia bimbi e lavoratori senza pasto. I sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil hanno indetto lo sciopero per il mancato rinnovo del contratto di settore, scaduto nel maggio 2013 e finito nel braccio di ferro tra sindacati e associazioni dei datori di lavoro.

Quasi 400mila i pubblici esercizi per una platea di 680mila addetti che sale a circa un milione incluso il comparto alberghiero. La Fipe, la federazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio, ha ufficializzato la disdetta unilaterale dal contratto nazionale, sulla scia di Angem, l’associazione delle imprese della ristorazione collettiva, ‘uscita’ da Fipe un anno fa disapplicando l’accordo contrattuale nazionale.

BIMBI SENZA PASTO – A rimetterci saranno soprattutto i bambini, come racconta Repubblica nell’edizione di Torino: i Comuni il 30 ottobre hanno infatti invitato le famiglie a far portare ai bimbi un panino da casa,  autorizzazione che andava presentata il giorno stesso secondo le norme burocratiche:

“Più o meno 48 mila pasti tra asili, materne, elementari e medie. Considerato che le società che servono le scuole in nove circoscrizioni su dieci non sono in grado di garantire l’arrivo dei pasti, l’assessorato alle Risorse educative ha inviato le famiglie a far da sé. Insomma, panini, pizzette o baracchino, altrimenti non si mangia. Cosa vietata dai regolamenti, ma in casi di sciopero si ha una deroga, anche se papà o mamma devono firmare entro oggi una liberatoria per sollevare da qualsiasi responsabilità l’istituto visto che il cibo arriva da casa”.

Quella di Torino rappresenta solo una delle situazioni di disagio che la chiusura delle mense ha causato in tutta Italia, specialmente nelle scuole. A Bologna invece il Resto del Carlino spiega ai genitori dei bimbi che

“Le richieste, d’altro canto, comprendono “l’abolizione della quattordicesima mensilità, degli scatti di anzianità e la mancata maturazione per i primi 4 anni dei permessi per i lavoratori neo assunti”. Richieste che, continua il sindacato del commercio di via Marconi, non tengono conto che “i lavoratori impiegati nel settore della ristorazione sono maggiormente donne, che fanno già quotidianamente i conti con salari bassi, contratti a part-time involontari per cui è richiesta un’altissima dose di flessibilità difficilmente conciliabile con le esigenze di una famiglia”

Da qui la richiesta: “Cari genitori, spiegate ai vostri bambini che giovedì si accontenteranno di un pranzo al sacco e che nelle scuole non ci saranno le “dade” a prepare loro il piatto per tutte queste ragioni. Perché quel giorno queste persone saranno a Milano, in corteo, per difendere i loro diritti, insieme ad altri 300 lavoratori bolognesi del settore”.

DISDETTA DEL CONTRATTO – Lino Stoppani, presidente della Fipe, ha spiegato: “Una decisione sofferta ma la situazione del settore è grave, raccontata dai numeri. Aziende che chiudono, fatturati che calano, ultima riga del conto economico in rosso. Tutto questo impone interventi inderogabili su alcuni istituti contrattuali che generano retribuzioni in assenza di ore di lavoro, con l’obiettivo di ridare efficienza e produttività al sistema delle imprese che sta vivendo una situazione di difficoltà”.

SINDACATI IN PIAZZA – I sindacati il 31 ottobre scendono in piazza a Milano e Roma contro le richieste di Fipe, come spiegano Filcams e Fisascat: ”Richieste insostenibili quelle delle associazioni datoriali, tra cui l’abolizione degli scatti di anzianità, la quattordicesima e il peggioramento delle tutele per la malattia. Quello di Fipe è un affronto vero e proprio al sindacato, una mossa che rischia di compromettere le relazioni sindacali”.