ROMA – Ogni giorno che passa appare più probabile che per i circa otto milioni di studenti italiani e il milione di docenti e personale l’anno scolastico è andato, se ne riparlerà a settembre. Come conferma anche il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. A settembre, tuttavia, non si andrà a scuola come nulla fosse successo, nemmeno se sarà raggiunto il livello di contagio zero.
Intanto, sarà recuperato il doppio turno, cioè ingressi scaglionati per consentire il minimo di distanziamento sociale nelle classi: un turno la mattina, uno il pomeriggio. Il problema non sono solo le “classi pollaio”, per le quali si dovranno allestire spazi distanziati ad hoc tra banco e banco: bisognerà ripensare accessi e densità di partecipazione anche per mense e refettori, palestre e laboratori. Il sabato tornerà giorno di scuola per tutti.
Ma doppi turni significa doppie classi: servirà un numero doppio di docenti? E mascherine e gel obbligatori, chi sarà in grado di far rispettare le misure di protezione ai bambini dell’asilo o delle elementari?
Il rappresentante dei presidi italiani Giannelli non può nascondere lo scetticismo e giudica “ridicola” la speranza di poter mantenere a scuola la distanza di sicurezza raccomandata dalle autorità sanitarie. “Come si fa a tenere la distanza nei momenti delle uscite e delle entrate? Si immagini che mediamente in un istituto ci sono 1.000 studenti, se devono rispettare un metro di distanza tra di loro quando escono, si formerebbe una coda di un chilometro”.
Il Ministero ha assicurato che il numero delle cattedre non sarà ridotto e anzi dovrebbe mettere sul piatto tre miliardi di euro di finanziamenti, anche per rimpinguare i magri stipendi dei prof. (fonti La Repubblica, Agi)