Scuola, Tar Lazio condanna ministero: “Inserire in graduatoria 7.000 docenti precari”

Pubblicato il 8 Novembre 2009 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Maria Stella Gelmini

Maria Stella Gelmini

Il Tar del Lazio dà ragione a 7.000 insegnanti precari, ordinandone l’inserimento nelle graduatorie provinciali. La decisione arriva dopo circa un mese dall’altra sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale, che all’inizio di ottobre aveva costretto il ministero dell’Istruzione ad inserire in graduatoria un centinaio di supplenti.

Il ministero è stato inoltre condannato a pagare le spese di lite, che ammontano a 65.000 euro. Trascorso un mese senza che sia realizzato quando stabilito, il Tar ha già nominato il dirigente generale della Funzione pubblica, Luciano Cannerozzi de Grazia, quale commissario delegato a dare esecuzione alla decisione.

A darne notizia è la stessa Anief, associazione alla quale risultano iscritti i ricorrenti, tutti insegnanti-supplenti che contestavano il fatto che erano stati inseriti “in coda”, anzichè “a pettine”, cioè rispettando il proprio punteggio nell’aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero.

Il Tar del Lazio, nell’accogliere le richieste dell’Anief e dei suoi associati, ha considerato che la richiesta per l’esecuzione delle precedenti ordinanze emesse appaia «fondata – si legge nel provvedimento – sotto il dedotto profilo dello sviamento di potere per elusione della misura cautelare accordata dalla Sezione con decisione cautelare n. 3121/2009».

E tutto ciò, in quanto «in applicazione dei principi costituzionali di effettività della tutela giurisdizionale, l’amministrazione scolastica era (ed è) tenuta a dare tempestiva e puntuale esecuzione alla precitata decisione cautelare».

Non solo: per i giudici amministrativi «tutte le attività poste successivamente all’adozione della misura cautelare, in quanto poste in dichiarata violazione di quest’ultima, devono ritenersi tamquam non essent» (come se non esistessero, ndr), primo fra tutti «la nota del 7 luglio 2009 diretta agli Uffici Scolastici regionali e periferici, con la quale il Miur sostanzialmente invita questi ultimi a non ottemperare al provvedimento giudiziale» e in secondo luogo «le graduatorie predisposte dagli Uffici in base ai criteri elusivi rivenienti dall’anzidetta nota ministeriale».