Scuola, test d’ingresso anche al liceo? Idea choc contro il boom di iscritti

di Daniela Lauria
Pubblicato il 19 Marzo 2013 - 09:46| Aggiornato il 18 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Test d’ingresso anche al liceo? E’ l’idea choc pensata da molti presidi per far fronte al boom di iscritti. “Non c’è spazio per tutti, così avremo gli studenti migliori”. Ma è già polemica, la Cgil è sul piede di guerra: “E’ vietato, denunceremo queste iniziative”.

Finora appannaggio delle università per far fronte alle richieste di iscrizione nelle facoltà più inflazionate e orientare il merito, i test d’ingresso approdano anche al liceo e la sfida si annuncia ardua. Tra gennaio e febbraio sono già numerosi i licei, linguistici, istituti tecnici e convitti che hanno fissato prove di matematica, italiano, inglese, tedesco, logica, musica…la preparazione richiesta ai giovani studenti di terza media è piuttosto elevata.

Non si tratta di veri e propri test di ingresso ufficiali, ma i risultati serviranno comunque ai presidi delle scuole superiori per selezionare i propri iscritti in base al merito, alle conoscenze e alle attitudini.

L’ultimo caso, riporta il quotidiano la Repubblica, all’Istituto tecnico e liceo di scienze applicate di Mantova. La preside Cristina Bonaglia si giustifica: “Siamo oltre i trenta alunni per ognuna delle nostre sei prime classi, troppi. Faremo come all’università: prova di ammissione e numero chiuso. Useremo il criterio della meritocrazia come ha già deciso il consiglio d’istituto, Invito i genitori a non allarmarsi”.

Sarà ma la meritocrazia all’ingresso, in età dell’obbligo, rischia di creare un inedito pericoloso nella scuola pubblica. E Mantova è solo l’ultimo caso: il liceo europeo Altiero Spinelli di Torino propone il test dal 2007. Qui la prova selettiva c’è anche alle medie: chi vuole entrare allo Spinelli deve sottoporsi a un test già dalla quinta elementare.

La logica non è solo quella di canalizzare l’ingresso mediante graduatoria: nell’offerta formativa della scuola si legge espressamente che i test servono a “fornire uno strumento per la formazione delle classi”. Intelligenze omogenee, per non rallentare la corsa dei migliori.

Repubblica riporta anche il caso del convitto Umberto I di Torino. I test, si legge sul sito, si sono svolti a gennaio “per motivare maggiormente i futuri alunni del liceo”. Le griglie di valutazione verificheranno “la capacità di attenersi alle consegne e di concentrazione, la velocità, la conoscenza della lingua italiana e dei rudimenti di quella inglese, le conoscenze logico-matematiche, le capacità di organizzazione del lavoro”.

Logica micidiale, le cui implicazioni di discrimine non sono poche. Carmela Palumbo, direttore generale del ministero dell’Istruzione, ammette: “I test d’accesso per scremare sono discutibili, ma per ora limitati. Nelle circolari diffuse abbiamo chiesto ai consigli d’istituto di non selezionare sotto il profilo meritocratico, in una scuola e in una classe ci devono essere tutti i livelli di conoscenza“. In tal senso, si sono orientate altre scuole, come il liceo classico D’Azeglio di Torino che si affida a un sorteggio o il Virgilio di Roma che per la sezione internazionale richiede la media dei voti delle scuole medie.

Intanto Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Cgil scuola, attacca: “Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d’ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell’obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni”.