Sos Province: “A rischio apertura scuole a settembre, non abbiamo più soldi”
ROMA – Le Province lanciano l’sos: non abbiamo più soldi, rischiamo di non poter aprire le scuole a settembre. Perché? Le province sostengono che con i tagli da 500 milioni di euro nel 2012, e quello da 1 miliardo nel 2013 non avrebbero soldi sufficienti nelle proprie casse per garantirne la riapertura delle scuole a inizio anno scolastico.
Giuseppe Castiglione, presidente dell’Unione delle province d’Italia (Upi), spiega: “Non siamo nelle condizioni di poter assicurare l’apertura dell’anno scolastico, la metà delle province andrà in dissesto”. Per Castiglione il problema deriva proprio dal decreto di spending review. Il governo di Mario Monti avrebbe considerato consumi intermedi per 3,7 miliardi di euro, e dunque spese tagliabili, anche i servizi necessari, come appunto l’istruzione. I consumi intermedi sono stati ottenuti prendendo la spesa corrente e sottraendovi le spese per il personale e gli interessi, ma il totale effettivo dell’ammontare dei consumi intermedi, escluse le spese per i servizi, è pari, per l’Upi, a 1,3 miliardi.
Castiglione ha detto: ”Parametrando 1,3 miliardi ai 500 milioni previsti dalla spending, il taglio reale che dovrebbe spettare alle Province è pari a 176 milioni di euro per il 2012 invece dei 500 milioni previsti e 352 milioni di euro per il 2013 invece del miliardo previsto”.
Il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, ha dichiarato: “Non siamo in grado di garantire che i 5000 edifici scolastici che gestiamo possano iniziare l’anno scolastico. Se il Governo non dovesse cambiare idea la metà delle province andrà in dissesto finanziario: il commissario Bondi non ha considerato che noi svolgiamo funzioni che non sono tagliabili”.
Piero Lacorazza, presidente della Provincia di Potenza, ha detto: “I i tagli avranno un impressionante impatto umano. Inoltre non si può tagliare sulle manutenzioni di strade e scuole ad anno già iniziato. Tecnicamente siamo già al dissesto”.
Castiglione ha poi concluso: “Perché invece non si riesce ad intaccare le 3.127 società ed enti partecipati regionali che costano 7 miliardi l’anno? Due miliardi e mezzo è il costo dei soli Consigli di amministrazione”.