Secondigliano (Napoli), detenuto serbo fugge approfittando di un permesso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Novembre 2019 - 19:14 OLTRE 6 MESI FA
Detenuto, Ansa

L’identikit del detenuto fuggito durante un permesso (foto Ansa)

ROMA – Un detenuto recluso nel carcere di Frosinone è riuscito a fuggire eludendo la sorveglianza nel corso di un permesso concesso per far visita a un familiare nel campo rom di Secondigliano (Napoli).

Il detenuto, ricercato dalle forze dell’ordine, si chiama Rade Nikolic, è nato in Serbia, ed ha 38 anni. È stato recluso anche nel carcere di Secondigliano, ma a causa della sua pericolosità e per un fondato pericolo di fuga, gli vennero sospesi i permessi.

“Il pericoloso detenuto – dice il segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo – era scortato da sette uomini, quattro del carcere di Frosinone da cui era stato tradotto, e tre di supporto dal carcere di Secondigliano. Dalle prime indiscrezioni parrebbe che nel campo rom sia stato inscenato un malore a un bimbo per consentire al detenuto di darsela a gambe. È ora di smetterla con questo buonismo nella concessione di permessi dai quali scaturisce un elevato indice di evasione. Noi – conclude Di Giacomo – ancora una volta siamo dalla parte delle vittime e dei poliziotti penitenziari”.

“L’evasione del detenuto in permesso premio – dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe – è un fatto gravissimo, che non potrà che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”.

“Verrebbe da farsi un domanda – prosegue Capece – ma i permessi premio vengono concessi previa preventiva adeguata valutazione del soggetto da parte di chi è preposto a tale compito? Viene davvero valutata la pericolosità del soggetto, l’appartenenza, i contatti che lo stesso ha con famiglie malavitose di determinate aree dell’hinterland napoletano? È necessario operare una decisa inversione di rotta nella concessione dei permessi premio a taluni soggetti detenuti; occorre una stretta, in termini di rigidità, soprattutto verso coloro che provengono da determinate zone ad alto tasso camorristico, o nei confronti di quei soggetti che si sono macchiati di reati di grave pericolosità sociale! A nostro avviso, occorre un urgente “tavolo tecnico” di tutti gli attori in causa, magistratura, autorità penitenziarie, polizia penitenziaria per mettere in campo, con la competenza e il contributo di tutti, una strategia comune, capace di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza delle strutture e anche del territorio, dal momento che taluni detenuti che non rientrano dal permesso, di sicuro rientrano nel loro territorio a delinquere!! E questo, per una società civile, non è ammissibile, tollerabile!”.

Fonte: Ansa.