Detenuti col semaforo: bianco in cella solo di notte, rosso non esci mai

Pubblicato il 28 Novembre 2011 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Se il semaforo è bianco o verde, possono circolare, se è giallo circolano solo a determinate condizioni, se è rosso devono stare fermi. Non sono veicoli, ma detenuti, che d’ora in poi verranno divisi in quattro codici, secondo una scala di pericolosità che ricalca quella che si usa al pronto soccorso: bianco, verde, giallo, rosso. Minore è la pericolosità, maggiore è la possibilità di movimento dentro e fuori dalle carceri.

Lo dispone la nuova circolare intitolata “Modalità di esecuzione della pena – Un nuovo modello di trattamento che comprenda sicurezza, accoglienza e rieducazione”, diramata dal Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria a tutti i provveditori e direttori delle carceri. L’ha firmata il responsabile del Dap, Franco Ionta, insieme a Sebastiano Ardita, il direttore dell’Ufficio detenuti che l’ha materialmente redatta.

Nuove regole che vogliono ovviare al problema del sovraffollamento delle carceri (68 mila detenuti contro 44 mila posti disponibili) partendo dal presupposto che oltre 50 mila dei 68 mila carcerati italiani sono assegnati al regime di “media sicurezza” e che il termine ufficiale per le celle è “camere di pernottamento”. Così la grande maggioranza potrà muoversi liberamente all’interno delle prigioni: “Il perimetro della detenzione dovrà estendersi quanto meno ai confini della sezione ovvero, dove possibile, anche agli spazi esterni alla stessa, seguendo così l’indicazione dell’ordinamento penitenziario sin qui scarsamente attuata”. Si cerca la collaborazione della popolazione carceraria, si tenta di attuare il principio costituzionale del reinserimento sociale, ai vuole tutelare i detenuti ricordando alle guardie carcerarie che “devono essere attuati interventi trattamentali conformi ad umanità e rispettosi della dignità della persona”.

La possibilità di essere più liberi dipenderà dalla condotta che i carcerati terranno in prigione. Entro tre mesi negli istituti dovranno essere pronte le sezioni aperte dove i reclusi ammessi potranno muoversi a piacimento per l’ intera giornata, al di là della tradizionale ora d’aria.

E per stabilire chi potrà accedere a questo regime si procederà al censimento e a un’inedita catalogazione della popolazione detenuta. Tenendo conto della “ragione dell’ingresso in carcere”, quindi dei reati di cui si è accusati, ma anche della “condotta intramuraria” (cioè all’ interno dell’istituto), della “risposta al trattamento penitenziario”, delle “reazioni mantenute nei momenti difficili” e del “rispetto non meramente formale né strumentale delle disposizioni interne”, nonché del “modo di relazionarsi con altri ristretti”. Il livello di pericolosità sarà misurato sul “concreto rischio che il ristretto, condannato o imputato, si renda autore di evasione o di episodi di turbamento dell’ordine e della sicurezza interna all’istituto”.

Col codice bianco saranno classificati i reclusi per “reati che non hanno comportato violenza o minaccia alle persone, oppure che risultino potenzialmente preliminari ad atti di violenza, come il possesso di armi; che non appartengano ad associazioni per delinquere o comunque gravitanti in contesti di criminalità mafiosa” e che abbiano fin qui tenuto una “buona condotta intramuraria, partecipando al trattamento in modo attivo”. Questi andranno direttamente ammessi al “regime aperto”, senza altri accertamenti e vincoli.

Per i detenuti col codice verde – stessi requisiti del bianco a parte il primo, e cioè siano accusati di reati “connotati da violenza o minaccia alle persona” – andrà fatta un’ attenta valutazione per escludere pericoli di fuga o di “turbamento dell’ ordine e della sicurezza” prima di essere ammessi alla libertà di movimento, che in ogni caso andrà “tendenzialmente” concessa.

Il codice giallo verrà attribuito ai detenuti per reati di violenza che “pur non avendo tenuto comportamenti intramurari violenti né condotte pericolose, abbiano mantenuto atteggiamenti di tipo dissociale ovvero siano incorsi in violazioni disciplinari”. Per loro la regola s’ inverte, e la possibilità trascorrere le giornate fuori dalle “camere di pernottamento” sarà riconosciuta solo dopo “una prima ragionata scelta che tenga conto di altri fattori in grado di escludere il pericolo di evasione o turbamento”.

Infine ci sarà il codice rosso, assegnato ai reclusi responsabili di atti di violenza o tentativi di evasione, che abbiano partecipato ad associazioni per delinquere finalizzate a reati violenti o collegate, sia pure indirettamente, alla criminalità organizzata. Ad essi il regime aperto sarò di norma negato, “salvo il manifestarsi di specifiche evidenze di senso contrario tanto rilevanti da far escludere in modo ragionevole la possibilità di pericoli”; in ogni caso ciò potrà avvenire dopo un “adeguato lasso di tempo” nel quale l’équipe di osservatori e responsabili dovrà decidere all’ unanimità l’ammissione al “regime aperto”. L’assegnazione del codice non sarà definitiva bensì legata a “riunioni periodiche dell’équipe che potranno rivedere in senso positivo o negativo le valutazioni sul livello di pericolosità del detenuto e procedere ad una loro modifica”.

In ogni caso l’ammissione a un regime più “aperto” non sarà un diritto acquisito ma potrà essere revocata.