Trieste, lanciano il seme nei guanti: così i maschi aiutano le detenute a restare incinte

Pubblicato il 4 Maggio 2011 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA

TRIESTE – Il desiderio di maternità non si spegne nemmeno tra le mura di un carcere, e se poi una gravidanza può aiutare le detenute a ottenere misure alternative, bè, il lieto evento oltre che lieto torna anche parecchio utile.

Dal carcere di Trieste arriva la storia delle tante novelle Adelina, che come Sophia Loren in Ieri, oggi e domani, fanno figli pur di non restare dietro le sbarre. Ma la realtà ha di gran lunga superato la fantasia cinematografica (che pure a sua volta si basava su una storia vera). Se sei in carcere come fai a concepire un figlio? E per ovviare al problema le detenute del Coroneo hanno studiato un metodo ingegnoso anche se finora inefficace.

Hanno trovato un “accordo” con i colleghi maschi, carcerati e anche donatori di seme a questo punto. Ma uomini e donne non possono incontrarsi, essere lasciati soli e magari consumare. Il metodo studiato prevede quindi di aggirare i controlli e insieme di superare le regole base della biologia: gli uomini lancerebbero il seme dalle finestre, racchiuso in un guanto, alle donne che restano in attesa durante l’ora d’aria. Il Coroneo è forse l’unico carcere italiano ad ospitare, nella stessa struttura, detenuti maschi e femmine.

Ora anche il direttore dell’istituto, Enrico Sbriglia, in aspettativa per motivi elettorali, ha ammesso la frequenza sospetta con cui nel carcere volano guanti. ”Dopo essermi consultato con alcuni medici – ha detto – ho ritenuto doveroso segnalare alla Procura quanto accadeva, visti anche i rischi di trasmissione di malattie, per tutelare la salute di queste donne”. A scopo statistico ha anche precisato che “finora nessuna donna è rimasta incinta”. ”L’attenzione degli agenti penitenziari su questo fronte ora è estremamente alta”, ha precisato Sbriglia, non chiarendo però quali siano le misure adottate: muri più alti o il bando dei guanti di lattice?