Sentenza Meredith. La solitudine dei Kercher: “Difficile perdonare”

Pubblicato il 4 Ottobre 2011 - 17:55 OLTRE 6 MESI FA

PERUGIA, 3 OTT – Quando tutto si compie, dieci minuti prima delle 22, Lyle Kercher accarezza le spalle della sorella Stephanie, che scuote la testa sconsolata. Arline, la mamma di Meredith, invece, rimane in silenzio. A testa bassa. Sola. Come sola e' stata la famiglia Kercher dal 2 novembre 2007, il giorno in cui Mez e' stata uccisa. ''Rispettiamo la decisione dei giudici – dicono – ma non capiamo. E perdonare e' un qualcosa che in questo momento non si puo' fare, vogliamo la verita', solo cosi' si potra' capire quello che e' successo''.

E in effetti e' difficile spiegare ad una madre che ha avuto l'unica colpa di mandare la figlia a studiare in Italia, che Amanda e Raffaele non sono piu' quegli assassini – cosi' li aveva giudicati la corte d'Assise – che le hanno portato via Meredith.

Assolti ''per non aver commesso il fatto'', dunque con formula piena. I Kercher ascoltano il presidente della Corte leggere il dispositivo della sentenza senza una parola: ma non guardano mai dall'altra parte dell'aula, dove il clan Knox e i familiari di Sollecito piangono e si abbracciano di felicita'.

''Non comprendiamo – sono le parole che i familiari ripetono a telecamere ormai spente – come e' stato possibile modificare completamente la decisione del primo grado''. Nonostante cio', Arline, Sthephanie e Lyle ribadiscono la loro fiducia ''nel sistema giudiziario italiano'', quasi a voler rispondere ancora una volta agli americani che non hanno risparmiato le critiche ai magistrati perugini. E non perdono la speranza. ''Vogliamo che la verita' possa finalmente essere accertata''.

Gia', la verita'. Sono quattro anni che i Kercher la chiedono. E l'hanno fatto anche oggi pomeriggio davanti a centinaia di giornalisti, prima ancora di sapere come sarebbe andata a finire. ''Sono perfettamente d'accordo con Amanda – aveva risposto Arline ad una domanda su cosa pensasse delle dichiarazioni spontanee dell'americana – il primo punto e' trovare la verita'''. Per i giudici d'appello, pero', la verita' e' che Amanda e Raffaele non sono gli assassini di Mez.

Loro, invece, si aspettavano la conferma della sentenza di primo grado. Anche perche', ha puntualizzato l'avvocato Francesco Maresca, ''c'era una caterva di indizi'' nei confronti dell'americana di Seattle e dello studente di Giovinazzo. Che pero' non sono bastati ai giudici.

Quando la Corte legge la sentenza, Perugia si divide tra colpevolisti e innocentisti ma per strada tutti parlano di Amanda e Raffaele, nessuno di Mez. ''Che non era amica di Amanda – precisa Arline, quasi a voler prendere le distanze -, si conoscevano certo, ma venivano da due mondi differenti e si muovevano in due contesti diversi''.

I Kercher forse se lo sentivano che sarebbe finita cosi', perche' nel pomeriggio aveva ripetuto piu' volte che era di Meredith che, invece, si sarebbe dovuto parlare. ''Si parla della storia di Amanda, della storia di Raffaele, ma qui la storia e' quella di Meredith che era una ragazza solare, vivace, contenta di esser venuta a studiare in Italia e uccisa in un modo brutale. Non lo meritava. E nessuno meriterebbe di morire in quel modo''. Per Arline, Stephanie e Lyle sara' un'altra notte piena di solitudine. Forse la piu' brutta da quel 2 novembre.