LONDRA – Chiede i danni allo Stato inglese una serial killer condannata al carcere a vita per l’assassinio di tre uomini perché sostiene che stare in isolamento nella prigione è una violazione dei diritti umani.
Joanna Dennehy, che è stata imprigionata nel 2014 per il suo terribile triplice omicidio, chiede un risarcimento perché l’isolamento alla prigione di Bronzefield l’ha sconvolta e ha fatto ricorso contro la decisione dei direttori del carcere all’High Court di Londra.
Il Sun ha riportato quanto affermato al giudice dalla donna che si ritiene vittima di un trattamento vietato dalla Convenzione dei Diritti Umani e discriminazione della disabilità.
Nel corso dell’udienza ha affermato che la vulnerabile è dovuta a disturbi della personalità e ha chiesto un risarcimento danni.
Ma la corte sa che la donna era stata messa in isolamento dagli altri detenuti perché le autorità avevano scoperto che stava organizzando un piano di evasione in cui prevedeva di tagliare un dito di una guardia ed in questo modo ingannare il sistema di sicurezza.
Il 27 febbraio dello scorso anno Dennehy rise e ghignò quando il Giudice Spencer la bollò come “calcolatrice, serial killer egoista e crudele manipolatrice”.
Ma quando il giudice sentenziò il carcere a vita, la madre di due figli, in quel momento circondata da dieci guardie di sicurezza, sembrò scioccata e iniziò a gemere.
Con Myra Hindley, responsabile degli omicidi di Moor, e Rose West, serial killer della casa degli orrori, Dennehy è la terza donna ad essere stata condannata al carcere a vita e la prima ad aver ricevuto la sentenza davanti a un giudice. A Hindley e West quella del Segretario di Stato fu consegnata a mano.
Nel corso della furia omicida durata dieci giorni, Dennehy accoltellò l’amante Kevin Lee e i coinquilini Lukasz Slaboszewski e John Chapman, scaricò i tre corpi nei fossi in Cambridgeshire nel marzo dello scorso anno. Dennehy, sferrò gli attacchi per gratificare il suo “amore sadico per il sangue”.
Su The Old Bailey è stato riportato che l’assassina aveva una “motivazione sessuale e sadica”. A uno psichiatra ha detto: “Ho ucciso per capire come mi sarei sentita, per vedere se ero fredda come pensavo. Mi è piaciuto, ne volevo ancora.”
Gli esperti ritengono che Dennehy desiderava notorietà e ha voluto umiliare le sue vittime attraverso giochi di sesso malati. Prima degli omicidi si era vantata di aver già ucciso quattro volte. Quando i tre corpi furono trovati la polizia avviò un’indagine di omicidio di alto profilo.
Nel frattempo Dennehy, 31 anni, si era recata a Hereford e aveva iniziato a setacciare le strade con il complice Gary Stretch cercando più uomini da uccidere.
La coppia ne scelse a caso due: il vigile del fuoco in pensione Robin Bereza, 64, e John Rogers, 56, Dennehy li accoltellò colta da un attacco delirante. Entrambi sono sopravvissuti solo grazie a un rapido intervento medico.
Durante la ricerca di ulteriori vittime, Dennehy ha posato in alcune foto con un enorme coltello seghettato e si è vantata che lei e Stretch erano “come Bonnie e Clyde“, la coppia che nel 1930 in America, uccise nove poliziotti.