ROMA – Il 2017 ha segnato il ridimensionamento territoriale del Califfato, che però “potrebbe essere ancora in grado di colpire l’Occidente, e in particolare l’Europa, con attacchi complessi ad opera di cellule ben addestrate”. È quanto emerge dalla relazione annuale dell’intelligence presentata a Palazzo Chigi. “Quale effetto delle perdite subite nella roccaforte siro-irachena – evidenzia la relazione -. Daesh ha potenziato la propria azione di propaganda a sostegno del jihad individuale, invitando i sostenitori a intensificare ulteriormente gli attacchi sia in Syrak che in altre aree geografiche. Questi appelli hanno provocato iniziative che hanno interessato in modo rilevante anche l’Europa e, più in generale,obiettivi occidentali”.
I servizi segnalano inoltre la pericolosità di al Qaeda, determinata a riappropriarsi del ruolo di protagonista sulla scena jihadista e ricordano che nel 2017 ci sono stati 18 attacchi terroristici in Europa, la maggioranza in Francia (7) e Regno Unito (5). Oltre alle presenza di radicalizzati sul territorio, i servizi ricordano anche il “ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell’immaginario e nella narrativa jihadista”.
La relazione cita poi due casi “emblematici della forza persuasiva della propaganda jihadista, in grado di innescare derive violente in persone apparentemente integrate ma in realtà preda di instabilità emotiva e dissociazione identitaria o religiosa”: quello dell’italo-marocchino membro del commando responsabile degli attacchi di Londra del 3 giugno e quello dell’italo-tunisino che il 18 maggio a Milano ha aggredito un poliziotto nella stazione centrale.
“Rispetto agli arrivi dalla Libia – avvertono pero gli 007 – quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ‘occulti’, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici”.
Anarco-insurrezionalisti pronti a rilancio operativo. “I circuiti anarco-insurrezionalisti si sono dimostrati determinati a rilanciare l’area sul piano operativo”. E in questo quadro, “l’evento più significativo è stato rappresentato dal ‘ritorno in scena’ della FAI/FRI, che ha rivendicato l’esplosione di un ordigno rudimentale davanti a una Stazione dei Carabinieri a Roma nel dicembre scorso”. E’ quanto evidenzia la Relazione 2017 al Parlamento dei Servizi segreti, ricordando come “campagne aggressive contro la repressione, e in solidarietà con militanti detenuti, hanno riproposto sintonie e sinergie tra ambienti anarchici italiani e omologhe realtà straniere, soprattutto greche e spagnole”.
Il fronte antagonista resta “composito, fluido e privo di un percorso comune. Iniziative di contestazione hanno riguardato soprattutto le politiche europee e i temi sociali, quali il lavoro e l’emergenza abitativa. Convergenze tra settori della sinistra antagonista ed area anarchica hanno concorso ad animare le proteste sul versante delle lotte ambientaliste”. In calo l’interesse dei circuiti anarchici nazionali verso la campagna No Tav mentre “un crescente attivismo comune ha conosciuto quella contro il gasdotto Tap”.
La nostalgia del fascismo può portare a derive xenofobe. La destra radicale dimostra “un dinamismo crescente, con la nascita di nuove sigle cui aderiscono soprattutto fasce giovanili”. Dinamiche “il cui potenziale impatto sulla coesione sociale non deve essere sottovalutato: le tensioni legate alla gestione dei flussi migratori e ai pro cessi di integrazione rappresentano una piattaforma che la destra oltranzista può strumentalizzare anche per propagare messaggi che, rivolti specialmente agli attivisti di nuova generazione, tendono ad accentuare la diffidenza e l’intolleranza nei confronti del ‘diverso’, con il rischio di derive xenofobe”. E’ uno dei pericoli evidenziati dai Servizi di informazione e sicurezza nella Relazione 2017 al Parlamento. “Queste formazioni – si legge nel documento – per accrescere il proprio seguito, cavalcano situazioni di disagio sociale legate soprattutto alle problematiche abitative e occupazionali, promuovendo iniziative propagandistiche, provocatorie (anche all’insegna del nostalgismo fascista) e di contestazione.