Silvia Caramazza, uccisa e messa in freezer: 30 anni a Caria

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Marzo 2016 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA
Silvia Caramazza, uccisa e messa in freezer: 30 anni a Caria

Silvia Caramazza, uccisa e messa in freezer: 30 anni a Caria

BOLOGNA – Trent’anni. La Corte di assise di appello di Bologna ha confermato la condanna inflitta dal Gup a Giulio Caria, muratore sardo di 37 anni a processo per l’omicidio aggravato della compagna convivente Silvia Caramazza. Il corpo della commercialista fu trovato in un congelatore nell’appartamento di viale Aldini dove la coppia viveva, il 25 giugno 2013. La donna era stata uccisa tra l’8 e il 9, con piú colpi di un oggetto contundente. Caria fu fermato in Sardegna, due giorni dopo la scoperta del cadavere. In carcere a Pesaro, non ha presenziato al giudizio di secondo grado dove era assistito da un difensore d’ufficio, Monica Varricchio.

Caria era stato condannato in primo grado dal Gup Gianluca Petragnani Gelosi il 20 settembre 2014, per omicidio aggravato dall’aver agito con crudeltà e dallo stalking, oltre che per aver minacciato testimoni e rubato carte di credito della compagna. L’appello era stato presentato sulle aggravanti e sulla non concessione delle attenuanti generiche. L’avvocato d’ufficio era stato nominato in via preventiva alcuni giorni fa, con l’obbligo di prendere consapevolezza degli atti processuali, in modo che il processo potesse svolgersi dopo le ripetute revoche dei legali da parte dell’imputato.

I giudici hanno confermato anche i risarcimenti alle parti civili, i parenti di Caramazza, assistiti dagli avvocati Fabio Pancaldi e Federico Canova, il Comune di Bologna, rappresentato dall’avv. Susanna Zaccaria e l’Udi (Unione donne in Italia), con l’avv. Rossella Mariuz. Caria è stato condannato anche a pagarne le spese processuali. “Finalmente – ha detto l’avvocato Zaccaria – siamo riusciti a fare il processo, nonostante gli sforzi dell’imputato per evitarlo. Siamo contenti della conferma, è il risultato che speravamo”.

“Anche nel processo di primo grado – ha commentato l’avvocato Mariuz – abbiamo detto che questo era un caso ‘scolastico’ di stalking, azioni persecutorie chiarissime per un anno e mezzo, confermate da tremila pagine di atti d’indagine e da molteplici testimoni. Purtroppo nessuno lo ha fermato prima”.