Medici sbagliano sulla sindrome di Down: risarcita la famiglia e pure la neonata

Pubblicato il 5 Ottobre 2012 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA

TREVISO – Su sentenza della Corte di Cassazione la Ulss di Castelfranco (Treviso) ed un medico dovranno risarcire una famiglia per non aver diagnosticato la sindrome di Down ad un feto durante una gravidanza poi portata a termine. Ma la Terza sezione civile della Suprema Corte ha stabilito che vanno risarciti non solo i genitori e i fratelli ma anche la stessa bambina nata down, cui la sindrome non era stata diagnosticata per mancati esami durante la gravidanza.

La Corte di Cassazione ha, in sostanza, riconosciuto il risarcimento anche alla persona che, all’atto dell’indagine medica ed errore diagnostico, era un feto. Genitori, figli e bimba down hanno chiesto un risarcimento del danno quantificato in un milione di euro.

“Se per colpa del medico non viene effettuata l’amniocentesi, nonostante la gestante abbia chiesto accertamenti per escludere malformazioni del feto – volendo, in un simile caso, abortire – nel caso in cui nasca un neonato handicappato, il risarcimento per la difficile vita a cui è destinato, oltre che ai suoi familiari, spetta anche al piccolo venuto al mondo per la negligenza del dottore”, sottolinea la Cassazione avvertendo però che questo nuovo orientamento non intende affatto riconoscere la soggettività del feto e togliere alla donna l’esclusivo diritto di scegliere se abortire.

“Il diritto alla procreazione cosciente e responsabile è, dunque, attribuito alla sola madre – afferma l’Alta corte nella sentenza 16754 – per espressa volontà legislativa, sì che risulta legittimo discorrere, in caso di sua ingiusta lesione, non di un diritto esteso anche al nascituro in nome di una sua declamata soggettività giuridica, bensì di propagazione intersoggettiva degli effetti diacronici dell’illecito, con l’indispensabile approfondimento sul tema della causalità in relazione all’evento di danno in concreto lamentato dal minore nato malformato”.