Siriani a Orio al Serio: uno aveva video che deride Isis

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Novembre 2015 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA
Siriani a Orio al Serio: uno aveva video che deride Isis

Siriani a Orio al Serio: uno aveva video che deride Isis

BERGAMO – Terroristi Isis pronti a sparare. Ma quando alzano i loro mitra invece che i proiettili escono… pernacchie. Un video ironico contro i terroristi che alleggerisce, non di poco, la posizione di uno dei due siriani fermati qualche giorno fa a Orio al Serio.

Controllando il suo cellulare gli inquirenti hanno trovato un video satirico che fa il verso ai guerriglieri dell’Isis, nel quale i kalashnikov emettono delle pernacchie. Grazie a questi fotogrammi la posizione di Alari Azma, 19 anni, il più giovane dei due siriani fermati con documenti falsi mercoledì all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), si sta alleggerendo rispetto a quella del suo compagno di viaggio Alali Faowaz, fermato per terrorismo internazionale.

Il diciannovenne è comunque ancora in carcere, ma per lui il pm Silvia Bonardi non ha disposto il fermo. Resta in cella sulla base delle disposizioni del giudice Maria Luisa Mazzola, che lo deve giudicare relativamente alla sola questione dei documenti falsi e che aveva disposto la custodia cautelare in attesa degli accertamenti sull’identità.

Sarà invece interrogato domenica mattina, nel carcere di Bergamo, dal gip Ezia Maccora il siriano trentenne sottoposto a fermo per terrorismo internazionale: è infatti in programma la convalida del fermo, disposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia dopo che sul suo cellulare è stata trovata una sua foto in divisa dell’Isis. A differenza del suo connazionale più giovane (Alari Azma, 19 anni), il trentenne Alali Faowaw è stato sottoposto a fermo per i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga.

Ero un poliziotto che doveva presidiare un incrocio – ha raccontato agli inquirenti -. Quando l’Isis è arrivato a Raqqa o si lavorava per loro o non si lavorava“. A Raqqa il siriano ha raccontato di avere moglie e figli e di essere incappato, da poliziotto, in un episodio di corruzione e, per questo, di essere stato arrestato, condannato a cento frustate e fuggito per il timore di essere ucciso dal regime islamista. Il dubbio degli investigatori nasce dal fatto che la moglie e i figli sono però rimasti a Raqqa: il siriano non temeva ripercussioni su di loro?