Verbania: guerra delle slot-machine Comune-Tar. La mattina c’è scuola

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 09:27 OLTRE 6 MESI FA

VERBANIA – Sale dei bar affollate la mattina, piene zeppe di ragazzi che marinano la scuola per giocare alle slot-machine. E così il sindaco di Verbania ha un’idea, limitarne l’uso. Decide di spegnere le macchine da gioco la mattina. Una mossa che però non è piaciuta al Tar che definisce l’ordinanza “illegittima” e multa il Comune con una sanzione salata di 1,3 milioni di euro. Il tutto sulla base di una legge vecchia, risalente al 1931.

Come ricorda Gian Antonio Stella, era il 1931 quando Benito Mussolini fece il “suo” Codice penale firmato da Alfredo Rocco. Certo mancava del tutto a quei tempi la consapevolezza attuale della gravità del problema. Anche perché negli ultimi anni la situazione è precipitata. Dal 2000 a oggi siamo passati infatti da 4 a 76 miliardi di euro giocati legalmente, più almeno un’altra decina nel circuito illegale. Una catastrofe per decine di migliaia di famiglie. Con una spesa annuale, dalle slot-machine ai casinò online sui quali lo Stato pilucca vergognosamente lo 0,14%, di 1.260 euro pro capite.

Davanti al problema, il 30 maggio 2005, quando i soldi buttati nel gioco erano quintuplicati rispetto ai cinque anni prima, la giunta comunale di Verbania, allora di centrosinistra e guidata da Claudio Zanotti, giustamente convinto di avere la responsabilità della salute dei cittadini, decise dunque di mettere un argine sugli orari. Così da scoraggiare almeno la tentazione di tanti scolari di marinare la scuola per andare a giocare alle macchinette. E fece un’ordinanza stabilendo che queste potessero essere in funzione soltanto dalle 3 del pomeriggio alle 10 di sera. Una scelta condivisa anche dall’opposizione che governa oggi la città con il sindaco Marco Zacchera.

Ma la società Euromatic e un bar a essa collegato hanno fatto ricorso al Tar di Torino. Il quale, senza neppure porsi il problema che il Codice Rocco sia “datato” rispetto ai tempi d’oggi, alle emergenze sopravvenute, alla decisione dell’Oms di considerare quella del gioco una patologia individuale e sociale, invece di sollevare il tema davanti alla Corte costituzionale, ha preso la legge di ottant’anni fa che vedeva la questione delle bische e del gioco come un problema esclusivamente di ordine pubblico, e l’ha applicata così com’è.

Ed ecco il verdetto: “Mediante la previsione di un orario di “disattivazione” degli apparecchi da gioco il Comune si è arrogato una potestà normativa che non trova sostegno in alcuna disposizione legislativa…”. Infatti, stando anche alla sentenza 237 della Suprema corte del 2006, “i profili relativi all’installazione degli apparecchi e congegni automatici da trattenimento o da gioco presso esercizi aperti al pubblico, sale giochi e circoli privati” disciplinati dal regio decreto del 1931 “afferiscono alla materia “ordine pubblico e sicurezza” di competenza esclusiva dello Stato”.

A quel punto la Euromatic, passata la sentenza, ha chiesto “il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall’attuazione di tale regolamento per via delle illegittime, quanto gravose, limitazioni dal medesimo recate all’orario di attivazione degli apparecchi da gioco”.

Quanto? “Le perdite subite dalla società Euromatic srl in conseguenza della colpevole attività posta in essere dall’ente locale sono state prudenzialmente stimate in circa 1.350.000 euro. A ciò dovranno aggiungersi i pregiudizi da perdita di chance indotti dallo sviamento di clientela verso Comuni limitrofi o prodotti di gioco congeneri e/o diversi dagli apparecchi…”.